Le vostre lettere a Francesco Totti

[tps_title]Fabio Rossi[/tps_title]
Caro Francesco,
ti scrivo anch’io, come in questi giorni sta facendo un po’ chiunque.
Se da un lato mi fa piacere che tu sia celebrato da tutti, addirittura dai rivali, dall’altro mi è preso un attacco forte di gelosia, perché la tristezza che provo io, loro non la possono capire.
Sono un paio d’anni più giovane di te.
Quelli della nostra età sono cresciuti con il mito di Bruno Conti e Falcao, ma pure con la scritta “Grazie Liverpool” infestante i muri della città.
Eppure, sta croce di tifare Roma ce la siamo accollata lo stesso, sta croce che invece è delizia sublime.
E allora ci provo anch’io a dirti che mi mancherai tanto, perché 25 anni insieme non sono uno scherzo, e non so come spiegare agli altri la tristezza che provo ora.
Ma come faccio a spiegare agli altri questo senso di identità?
Quelli che vincono trofei, quelli che conta solo vincere nonostante tutto, quelli che pure se non hanno vinto niente ti vengono a contare i tuoi di trofei, i nostri.
Che ne sanno loro che con te ho vinto 307 volte, che ogni volta che gonfiavi la rete la gonfiavo pure io, che quel rigore con l’Australia l’ho tirato forte sotto al sette insieme a te? Che in quel momento non me ne fregava niente del mondiale, ma l’unico timore mio era che se lo avessi sbagliato te ne avrebbero dette di tutti i colori, e pregavo che lo tirasse un altro. Invece hai preso quel pallone con quel coraggio che non lo so dove lo hai trovato, quel coraggio che ognuno di noi deve trovare per forza se vuole andare avanti nella vita.
L’identità non la so spiegare a chi non sa cosa vuol dire sentirsi Davide contro Golia.
Quando la triade non ci lasciava neanche le briciole ma tu stavi sempre lì, in mezzo ad un rettangolo verde a prenderle e a darle, ad inseguire un pallone tentando di inventare magia per sconfiggere il nemico, che con i mezzi più biechi ci negava uno scontro leale.
Non lo capiranno mai Francè, che quando col boemo giocavi esterno sinistro del quattrotretre e Di Biagio apriva il campo con un traversone di prima, tu facevi degli stop che io mi commuovevo allora e mi commuovo ancora adesso, poi mettevi la palla a terra e senza alzare lo sguardo facevi un assist per conquistare il mondo. Sto mondo infame Francè, che capoccia non ci ha visti quasi mai, ma una volta sì!
17 Giugno 2001, assist di Candela e una bomba sotto la traversa per scucire uno scudetto a chi ci dava più gusto.
Scudo che comunque è stata solo la ciliegina sulla torta che è stata sto percorso, perché non me ne frega niente di quello che dicono gli altri, ci stanno cose più importanti dei trofei, soprattutto nel calcio.
Io me lo ricordo che ti dicevano di tutto fino a quando non hai pubblicato quel libro di barzellette, e poi dopo il mondiale sono saliti tutti sul carro Totti, pure quei giornalisti che prendevano ordini ai telefonini e aggiustavano le moviole.
Non me lo dimentico che quando insultavano te insultavano anche me, ed io stavo male perché quando provavamo a reagire ci chiamavano coatti o peggio ancora piagnoni.
Noi provavamo a sconfiggere un male enorme: io, te, un boemo ribelle, un presidente che era un padre ed una curva intera che cantava a squarciagola la rabbia e l’orgoglio di essere Davide e tu eri la nostra fionda Francè ed eri l’unico che potesse scaglià quel sasso sulla fronte di un gigante a strisce bianconere feroce ed immorale.
Ci attaccavano quei criminali incravattati, pontificando da dietro una telecamera sulla nostra forza, coscienza e moralità, poi se li so bevuti tutti (ma in galera non c’è andato nessuno) e scusa non ce l’hanno detto mai.
Ci attaccavano quei media corrotti e corruttori di menti insipide, ecco quindi che non riesco a spiegare ad uno nato qui, a Trieste o a Soverato e che ha scelto di tifare la Juve perché vince gli scudetti, che per quelli come noi la Roma non è mai stata una scelta, perché Roma non è quella che c’abbiamo intorno, Roma ce l’abbiamo dentro.
Perché sta città è piena di difetti ed ogni tanto forse ci dovremmo vergognà, ma se oggi a quasi 40 anni non mi vergogno affatto d’essere romano è pure un po’ grazie a te.
Perché essere romani per alcuni anni è stata una colpa in questo paese sempre troppo sabaudo.
Perché st’ accento non se chiama “romanaccio” semmai “romanesco”, e poi noi parlamo come ce pare
Perché loro ce ponno pure chiamà perdenti, coatti e piagnoni, ma noi ce le ricordiamo tutte le partite che c’hanno rubato e allora s’arrabbiamo forte e ce viè voja de strillà e menà le mani.
Ma poi ce viè da ride, perché in fondo lo sappiamo che per noi vince è sempre stato un optional e forse è per questo che vinciamo poco e che ce odiano tanto. Ci rialzavamo sempre, e più ci rialzavamo e più forte ci colpivano. Perdevamo spesso, ma non s’arrendevamo mai e col sorriso in faccia scendevamo in campo per una nuova sfida.
Ma in fondo al nostro cuore non conosciamo la sconfitta, perché l’altri ci potranno pure prende in giro, ma io lo penso davvero che “chi tifa Roma non perde mai”.
Ogni tanto, contro qualche avversario in campo sarai stato pure un po’ scorretto, roba di campo appunto, ma fuori sei sempre stato un gran signore.
Io me lo ricordo che i capitani loro sono venuti sotto la curva nostra ad insultarci e tu sotto la nord ci sei andato solo per rendere omaggio a chi purtroppo non c’è più.
Qualcuno dei “nostri” (li chiamo “nostri” lo stesso anche se fatico a mettermi dallo stesso lato della barricata di chi ti disprezza) ha detto che non c’avevi il coraggio di andare sotto la curva loro come Chinaglia e Di Canio (chi?) fecero con noi, ma io e te lo sappiamo che il vero motivo è che noi c’abbiamo troppo cuore, che noi veniamo dal popolo sì, ma è un popolo nobile e glorioso.
E siamo troppo rispettosi verso chi fa dei sacrifici tutte le domeniche per andare in una curva da dove non si vede neanche la partita. Perché in una di quelle curve in tempi diversi ci siamo stati entrambi e noi lo sappiamo bene che da una parte o dall’altra cambiano i colori e poco altro.
Io e te, Francesco mio, non l’avremmo mai chiamata “guerra etnica” come qualche poro deficiente s’è messo sbraità. Noi lo sapemo Francè che su quei seggiolini ce stanno uomini e donne che con mille cazzi trovano tempo e denaro per stare due ore in piedi e cantà come scemi “fino alla morte, innalzando i nostri color”, e che uno che guadagna milioni per calciare un pallone non se dovrebbe mai permette di inveire contro una curva.
Come spiego a chi ti dice che ci fai da tappo, che quando Vanigli ti spaccò una caviglia io chiamai mamma in lacrime dicendogli che se avessi potuto t’avrei dato la mia di caviglia, che tanto il talento tu ce l’hai in testa e non nei piedi, e mamma mi rispose: “pure io gli darei la caviglia tua, perché Francesco è tuo fratello maggiore, e mamma vi vuole bene uguale, ma lui fa vince la Roma!”.
Pure l’affetto di mamma mia ho dovuto dividere con te, ma te rendi conto Francè?
Ma non ho mai provato invidia o gelosia nei tuoi confronti: contratti milionari, un talento cristallino, la fascia di capitano, il numero 10 sulle spalle. Non c’ ho mai avuto nulla di tutto questo, eppure non riesco ad invidiartelo e non riesco a spiegare il perché mi sento vicino ad uno che non conosco, ricco sfondato e con tutte le fortune che si possono concepire. Me lo chiedo anche adesso mentre scrivo.
La risposta sta nascosta fra questa righe, ma solo se uno c’ha tempo, voglia e cuore lo può capire.
Questo enorme affetto non dipende dal fatto che hai indossato sta maglia rinunciando a soldi e coppe altrove, perché sta maglia è un privilegio che c’abbiamo cucito addosso. Quando la indosso, anche adesso che sono un adulto, mi sento felice come mio nipote di 3 anni che si veste da spiderman e va in giro tutto orgoglioso.
Francè io gioco a calcetto con gli amici tutte le settimane, da una vita, sempre con la maglia della Roma, a petto in fuori per far vedere bene lo stemma e quando me tocca coprilla cor fratino me rode tanto, quindi no, non è quello.
St’affetto è enorme forse perché a 18 anni mi sentivo un ribelle lupo solitario, ma tutti insieme stretti in quella curva e con te in campo eravamo sempre un branco di Lupi contro un gregge d’ Agnelli.
Forse st’affetto è così grande perché disegni calcio ed ogni assist è ‘na gioconda.
Forse perché c’hai quel sorriso beffardo che è l’emblema dello spirito di questa città, spirito scolpito nel DNA di chi ha visto passà Re, Imperatori, Papi, Visigoti, Lanzichenecchi, nani francesi, mummie sabaude e adesso pure camorristi e mafiosi e sarà per questo motivo che pure un toscano, bravo allenatore ma forse troppo livoroso, ci fa un baffo.
A noi datece un pallone e la maglietta della Roma e il sorriso non ce lo leverete mai.
Ho parlato poco di questi ultimi anni della tua carriera perché sei diventato un patrimonio mondiale ed ogni tuo gesto ha risonanza nel globo. Allora mi tengo stretto quegli anni in cui eravamo due pischelli, anni in cui tutti ci disprezzavano e quasi nessuno ammetteva quanto tu fossi forte, io mi tengo stretto quegli anni come quasi tutti ricordano con nostalgia i propri 18, e tu sei pure quello Francè sei la mia gioventù che non tornerà mai, sei quei capelli biondi che tu ti sei accorciato e che invece a me son volati via con l’età.
Scusami se mi sono dilungato, ma t’assicuro che racchiudere 25 anni di emozioni in poche pagine è difficile quasi quanto tirà un rigore a cucchiaio in una semifinale di un europeo dove t’aspettavano tutti col fucile spianato, è difficile come fare un gol in spaccata contro il Torino all’ultimo secondo, pure se tutti ti dicevano ancora una volta che eri finito… poi dopo je n’hai fatto pure un altro pè facce vince.
Non eri finito quel giorno, e non lo sarai dopo Roma-Genoa, ma io te vengo a salutà lo stesso Francè, rimettendomi in piedi su un seggiolino dopo tutto questo tempo, tornando in quella curva che politici e mercenari c’hanno provato a strappà via, quella Sud che faceva tremare il mondo e che insieme a te è il mio vanto maggiore.
Ti voglio bene Francesco mio, come voglio bene a me stesso.
Chi fa la dicotomia Totti-Roma non c’ha capito un cazzo.
La Roma è una mamma che non puoi tradire e non puoi abbandonare, ed allo stesso tempo un’amante troppo passionale che con un sospiro solo riesce a straziarti il cuore.
Tu di quella madre sei figlio e di quell’amante sei l’amato.
Tu sei me, che tiro calci ad un pallone con una maglia oro e porpora.
Io sono te che salto in alto a prendere un pallone, in mezza rovesciata come il logo delle figurine, e lo schiaffo nella rete dei rivali che tanto ci disprezzano, ma che pure loro alla fine se so dovuti arrende di fronte a tanta classe e tanto cuore.
Tu, io ed altri centomila siamo cresciuti insieme, siamo una generazione di Davide che non scapperanno mai quando si troveranno davanti il prossimo Golia.
Grazie Francè, a te e grazie pure a me, che poi in fondo siamo la stessa persona.

[tps_title]Mirko Mina[/tps_title]

GRAZIE FRANCESCO

C’è un’aria strana oggi, la Storia al suo passaggio svuota le strade e colma di silenzio la quotidianità di un popolo. Il sole risplende alto, col suo forte calore abbraccia tutto e tutti e si assicura un posto d’onore per ammirare quello che fra poche ore accadrà. Non una nuvola in cielo, poche macchine (per ora) in giro, tanti gli sguardi bassi e malinconici tra coloro che tentano di vivere questa Domenica 28 maggio come fosse una normale domenica di inizio estate. C’è chi comprando il giornale o prendendo un caffè al bar evita, vigliaccamente, il discorso o chi, come sempre, si staglia a giudice e prosegue, anche nel giorno dell’addio e dell’emozione, nella sua campagna contro di te, Francesco.

Io, invece, come quasi tutto il popolo di questa città voglio ringraziarti in questo giorno che, per me, significa la fine dell’epoca più lunga della mia vita, lunga come la mia vita stessa.  Ventidue anni Francè… non so pochi, ma (“pensa te!”) non sono nemmeno tutti. Erano, infatti, i primi giorni del 1996 quando io venivo al mondo e tu, 18enne, eri li già da 7 anni. Avevi 13 anni quando, dopo aver rifiutato di entrare nelle giovanili della Lazio (le famose e in questo caso inconcepibili “Sliding doors”) avevi coronato la prima tappa del tuo sogno: giocare per la Roma. Tengo a ricordare questo proprio per ciò che tu identifichi ai miei occhi e a quelli del 90% di noi: il Sogno.

Il sogno di ogni bambino amante del calcio nella città della Storia, dei monumenti, dei Papi e dei magnaccioni (tanti quelli che hanno mangiato grazie anche solo al tuo nome). Per quei bambini il sogno di entrare anche solo nelle giovanili di questa meravigliosa, grande, pazza famiglia, oggi, si chiama “Voglio diventare come Totti”. Quelle cinque lettere, quelle del tuo cognome, oggi non indicano più solo la tua persona, indicano qualcosa di più grande a metà tra il sacro e il profano, tra il sogno e la realtà, tra il “prima di Te” e il “dopo di Te”.

Prima di te non esisteva tutto questo e mi emoziono al solo pensare a quando, da bambino di Porta Metronia, sognavi di diventare qualcosa che ancora non esisteva, sognavi di diventare ciò che dentro te avevi sempre saputo e sognato: il Capitano. Venticinque anni sono un quarto di secolo, in venticinque anni il mondo può cambiare (diamine se lo ha fatto), i padri diventano nonni, i bambini diventano uomini e gli uomini diventano padri, il ciclo della vita di tre generazioni, fortunate nell’aver visto qualcosa che non tornerà più. Tu ci hai accompagnati in questo tortuoso ciclo e lo hai vissuto in prima persona, andando ad occupare quel piccolo posto dato agli ingranaggi più preziosi della macchina della vita: quello delle Leggende. Si perché ogni generazione ha avuto la propria leggenda e tu sei stata la nostra, la più grande e rappresentativa per ciò che è questa città.

Sei diventato leggenda e simbolo di una squadra, di una tifoseria, di uno sport e del popolo di una città intera e non oso immaginare l’onore e gli oneri che questo ti ha portato. Ma la cosa più importante, quella per cui da sempre e per sempre mi batterò, è però una sola calcisticamente parlando: sei stato il più forte di tutti Francè.

I numeri, così freddi e incapaci di raccontare le sfumature di un meraviglioso quadro, questa volta parlano chiaro. Hai esordito a 16 anni (16!), capitano a 22 anni, hai vinto uno storico scudetto scucendolo dalle maglie scolorite, hai vinto una scarpa d’oro vinta dopo di te solo da Cristiano Ronaldo (un ex equo con Suarez) e Messi, hai vinto un mondiale insperato e irripetibile neanche sei mesi dopo esserti rotto completamente tibia e perone, hai segnato 250 gol in serie a (il migliore dopo Nordahl). Potrei continuare ma chi ama il calcio lo sa.

Ma tu, Francè, non sei stato il più grande solo per questo, lo sei stato perché hai realizzato l’irrealizzabile.

Hai dipinto in quel rettangolo verde cose che nessuno avrebbe mai pensato, qualcosa che, calcisticamente e non, potevi vedere solo tu, hai dato orgoglio a un popolo deriso e schiacciato dal freddo del Nord, ci hai difesi e resi felici… SEMPRE.

Non ricordo un momento in cui mi sono sentito deluso da te, neanche quando tutta Italia sputava sul tuo nome.

Ti ringrazio per essere stato una certezza. Per essere stato la gioia e il sogno della mia infanzia, adolescenza e maturità. Grazie per essere stato un amico di famiglia pur non sapendo chi io sia, grazie per la magia e la storia che mi hai dato l’onore di poter vedere. Grazie per quel cucchiaio, grazie per quel “E’ vostro!”, grazie per quella bordata contro l’Australia, grazie per tutte le risate, grazie per tutte le lacrime, grazie per quella rovesciata nel Derby che neanche a 15 anni sarei riuscito a fare, grazie per quei 3 minuti contro il Torino, per quel “vi ho purgati ancora”, grazie per il calcio a Balotelli, grazie per quell’immagine fissa nel murales di Rione Monti, grazie per tutta la pioggia trasformata in caldi raggi del sole.

Grazie, anche solo per esserci stato SEMPRE.

Avresti potuto vincere di più, ma cos’è una coppa di fronte all’amore di un popolo, cos’è di fronte all’eternità della Leggenda, cos’è di fronte a 25 anni di vita?

Cos’è un trofeo di fronte ai singhiozzi malinconici di una città. Questa giornata, queste lacrime, la gratitudine di questa città sono tue, PER SEMPRE.

Grazie Francè, grazie CAPITANO, mi mancherai in ogni singolo momento in cui vedrò quella meravigliosa maglia.

Con amore, gratitudine e malinconia, Mirko Mina.

2+8 (10) MAGGIO 2017


[tps_title]David Scarantino[/tps_title]

Fin da piccoli ci troviamo in piazza,al parco o in qualunque posto a rincorrere quel pallone.
Ogni tocco ti fa innamorare di quello sport,ti fa amare sempre più i tuoi colori,ti fa sognare, perché chi non sogna giocando a calcio?
Nei nostri sogni c’è sempre un idolo da seguire,un punto di riferimento da cui prendere esempio,colui che toccando pochi palloni a partita riesce a rendere tutto così divertente e ed entusiasmante.
Ecco tra questi giocatori riconosco Francesco Totti, colui che ha 14  anni inizió a scrivere la storia, rifiutando il grande Milan di Berlusconi e in futuro il grande teatro del Santiago Bernabeu,tutto questo per accettare la futura richiesta della Roma,e scrivere nuove pagine di storia.
Giocatore che è cresciuto nel settore giovanile,ha esordito con  la Roma e maturato ed è diventato un uomo con questa maglia.
Se ne può raccontare tante su questo giocatore:la parabola contro l’Inter,il goal al volo nel derby,il tiro al volo contro la Samp;uno dei goal più belli nella storia del calcio italiano,e il rigore che tutti noi ricordiamo contro l’Australia.
Tutte queste prodezze sotto gli occhi della sua tifoseria,che ogni volta esplode ad ogni minima giocata,che fa tremare l’Olimpico anche per gli ultimi 5 minuti in campo,che scoppia a piangere dopo una doppietta fatta a 40 e rotti anni contro il Torino, difficile… veramente difficile  raccontare questa ammirazione da parte dei tifosi.
L’unico modo per descrivere il legame che si è creato con i tifosi, e prendere il dizionario e aggiungere una nuova definizione di amore: legame tra Totti e la Roma.
Sono stato fortunato ad avere visto giocare un  calciatore del genere, perché questo giocatore è un dono per chi ama questo sport.
con il numero 10 Francesco  Totti!!!


[tps_title]Ilario Mancini[/tps_title]

Eccoci arrivati alla fine ,la fine di una storia ,la fine di un viaggio lungo 25 anni ,praticamente una vita intera,talmente tanto tempo che poi alla fine una cosa ti sembra scontata anche se ora realizzo che scontata non lo è mai stata.
Avevo 8 anni e si può dire che da quando ho memoria del calcio e della vita in generale lui è sempre stato lì ,una presenza costante ,silenziosa e quasi tangibile.Mi ricordo che mio padre mi parlava di quel giovane calciatore della primavera come di uno che sarebbe diventato grande,lo si capiva da come toccava la palla ,con una naturalezza a tratti imbarazzante e dalla testa,si dalla testa sempre alta che poi è la differenza tra chi deve guardare il pallone e chi invece sa sempre esattamente dov’è cioè la differenza che passa tra un giocatore di calcio ed un campione.be torniamo a mio papà che per errore quel ragazzino lo chiamava Dotti,così gli era parso di sentire da un giornalista in quegli anni dove le uniche fonti di informazione erano i giornali e le televisioni ,mica c’era internet nel 1992 mica c’erano gli smartphone e tutto ciò che ne consegue,quindi per noi era Dotti punto.
Quel ragazzino però inizia a farsi strada e il suo nome appare sempre più spesso,ormai non vi è più alcun dubbio ,la storia inizia ad avere un nome ed un cognome…
Non sono romanista perché c’è lui sia chiaro ma da quando sono romanista lui c’è ,c’è sempre stato e probabilmente sempre ci sarà .
Quante litigate con gli amici negli anni per difenderlo ,quante battaglie per cercare di spiegare quello che ai miei occhi era chiaro cioè che dovevamo ritenerci fortunati ad assistere ad uno spettacolo così luminoso e duraturo nel tempo ma Francesco è così o lo odi o lo ami,non ama le mezze misure perché non gli appartengono,non fanno parte della grandezza di un ragazzo nato da una famiglia umile e che di umiltà ,nella vita privata ,ha sempre dato grande dimostrazione così come di grande arroganza e sfrontatezza ha sempre dato dimostrazione in campo ,si perché per difendere i colori che ha sempre portato nel cuore ha spesso sbagliato,ha spesso superato il limite ed esagerato nei toni e nelle reazioni ma un vero leader è così ,da la vita per la sua gente a qualsiasi costo,si espone ,si prende i rischi ma no ha paura ,quella mai,come nel 2006 con quel rigore contro l’Australia,quello sguardo verso il portiere ,quella rincorsa che sembrava infinita, lo sapeva benissimo Francesco che in molti stavano aspettando un suo errore per distruggerlo ma non successe niente di tutto ciò e com’è andata a finire poi lo sapete tutti benissimo.Quanti ricordi ancora vivi,non basterebbero le pagine di un libro per raccontarli tutti,come la sera dello scudetto, in giro con gli amici,17 anni, un booster spirit arancione ,la maglietta di Totti addosso e due lire in tasca ci fermiamo a prendere una pizza a Barlassina ,nel cuore della Brianza e soprattutto negli anni di Umberto Bossi quando ancora qualcuno alla Lega ci credeva davvero, dove non ti aspetteresti mai di trovare un tifoso della Roma ad un tratto un signore seduto al tavolo con la moglie mi chiama a gran voce e mi dice”anvedi un’altro romanista,vie quá che ce magnamo una cosa insieme dobbiamo festeggiá”,io ovviamente rifiutai l’invito timido com’ero ma non potrò mai dimenticarlo.

Ora siamo alla fine e questo pomeriggio guarderò la partita con addosso la stessa maglia di 16 anni fa e con di fianco mio papà e per capire come ci si sente in questo momento direi che è esattamente la stessa sensazione che si ha quando si finisce di leggere un libro che ci ha appassionato o di vedere una serie tv che ci ha tenuti incollati sul divano per settimane intere ,quello stato di tristezza ansia e malinconia che un po’ ci piace,che ci spinge a leggere un’altro libro e a guardare un’altro film,con la differenza ,non da poco ,che questa storia è lunga 25 anni,che è stata a dire poco intensa,emozionante,gloriosa,sofferta,piena di momenti epici e di cadute rovinose e che ,a differenza di moltre altre cose che ci emozionano nella vita ,non è una storia di fantasia ma ha un nome e un cognome…

semplicemente Francesco Totti


[tps_title]Francesco Greco[/tps_title]

Sta lettara a’ scrive n’romano, ma un romano diverso, no come tutti l’artri perché ar contrario della maggior parte della popolazione romana nun tifo ne Roma ne Lazio, a causa de Fulvio (mi padre) e de Ronaldo Luís nazário de lima in tenera età me so innamorato de du colori completamente diversi da quelli che colorano la capitale il blu ed il nero…ebbene sì so interista ,n’interista de Roma. Esse interisti a Roma è come esse n’frocio,sei diverso,te senti diverso,te fanno senti diverso (premetto di non avere nulla contro i gay ) ma non  me ne fregava più de tanto, avevo sempre vinto de più rispetto alle du romane e pensavo de non ave nulla da invidia’ a ste du squadre, crescendo però ho cominciato a conosce il destinatario de sta lettera:Francesco Totti n’giocatore che forse non se vedrà mai più,classe fantasia tecnica visione di gioco ‘no spettacolo! t’ho visto segna in tutti i modi,servi i compagni tua in tutti i modi

E piano piano ho iniziato ad invidiaje na cosa ai romanisti n’giocatore così lo volevo naa squadra mia,magari a vedette compagno de squadra con Dio javier.

“Ci tua” so pure che zio Moratti t’ha cercato ma tu niente ,tu c’hai er  core giallorosso è t’ho odiato na cifra pe questo,

T’ho odiato n’sacco tipo quanno hai fatto quer cucchiaio a julio Cesar da 30 metri ,t’ho odiato pure quanno hai dato er calcio a Balotelli…ero de parte, nsomma t’ho odiato tutte le vorte che hai giocato contro a’ squadra mia, però t’ho pure amato, nun pijamose per culo, sennò non avrei mai invidiato nulla ai romanisti e non starei a scrive sto’ poema mo! Eh si t’ho amato na cifra tipo quanno hai segnato contro l’Australia quer  rigore che pesava quanto na nazione intera e Caressa che gridava er cognome tuo non caso 10 vorte poteva solo accompagnare, t’ho amato pure quanno co la Roma da giocatore “finito” hai fatto er cucchiaio a joe hart contro r’city,li m’hai emozionato, non ce posso fa niente so patriottico, te sei fatto ama pure quanno dopo ave’ segnato na’ doppietta ner derby te sei annato a fa’ r’selfie sotto la curva tua…come se fa da na parte a non ama uno così?!? Insomma t’ho amato e t’ho odiato na cifra de volte e t’ho invidiato. Mamma quanta invidia verso quei romanisti perché c’avevano a te. E mo è finita mo smetti de gioca e mancherai a na nazione intera perché stamo a perde un pezzo de storia del calcio italiano e mondiale ,non rimane che ringraziatte pe tutto quello che m’hai fatto vede e che m’hai fatto prova’ nonostante io sia de n’artra squadra.Non te nasconno france’ che quanno me pija a male a vede l’Inter de sti tempi ,e vado a sfoglia video e foto dei vari campioni dell’Inter o i video del triplette e cose varie nell’album del telefono , ce sta na foto de mezzo, brutta e sfocata però sta lì, giusto pe fatte capì quanto ho sognato de vedette co la maglia da’ squadra mia! De solito qui a Roma se dice n’bacio ai pupi, ma oggi no oggi pe ringraziatte de tutto dico: n’bacio ar pupone

Grazie di tutto Francesco Totti

Da n’interista de Roma


[tps_title]Giacomo Perrone[/tps_title]

Ciao Francè!

Io non tifo Roma, non sono un lupacchiotto col cuore mezzo giallo e mezzo rosso e neppure uno di quei romantici ultrà pronto a seguire la magica in ogni dove.

Sono un tifoso di calcio che ama questo sport e come tutti gioisce, piange, tifa e soffre per la propria squadra.

Gli uomini veri davanti a storie d’amore così intense e passionali dovrebbero inchinarsi uno dopo l’altro indipendentemente dal proprio credo.

Forse l’ultima leggenda del calcio moderno per ovvi motivi ha deciso di tirarsi indietro, non so se al momento giusto ma comunque ciò che comporterà l’uscita dal palco scenico sarà una sensazione unica ed irripetibile!

Ti dedico queste umili parole per ricordarti così… col 10 sulle spalle e quei colori addosso!

Non so dove andrai o se appenderai gli scarpini al chiodo ma ciò che conta più di tutto è quello che hai fatto per i tuoi tifosi, per l’Italia e per tutti gli amanti di calcio che hanno avuto la fortuna di vedere le tue gesta.

Non accetto chi ad oggi ti infamia o critica pur avendolo fatto io stesso in passato quando con quel pallonetto hai ipnotizzato San Siro!

Chi non rispetta un campione non merita parole, solo con i valori più importanti si può arrivare a percepire la grandezza tramandata negli anni di un singolo uomo.

Io ti ho capito e forse in tanti non c’erano nemmeno arrivati… tu già lo sapevi da diciassettenne, quando Mazzone decise di portarti in prima squadra, avevi tutto in un libro scritto da te che citava così: E a questi chi je lo dice? Già me li immagino fra na ventina d’anni quanno decido de smette…chi li vo sentì!

Ciao Francè è stato un piacere!


[tps_title]Roberto Terranova[/tps_title]

Sai che c’è Francè?! C’è che è come se ci conoscessimo da anni, da sempre anzi. È come se fossimo vecchi amici di scuola, che si incontrano dopo tanto tempo e si raccontano a cuore aperto, tutto quello che in questi anni è successo delle loro rispettive vite. Eppure noi probabilmente non ci incontreremo mai Francè, ( chi lo sa) anche se la vedo difficile. Magari anche se non ci incroceremo mai manco per sbaglio, però, siamo vicini, molto vicini più di quanto si possa pensare. No non solo con me, siamo 70 mila anzi che dico, molti di più. Siamo tutti amici tuoi, siamo cresciuti e invecchiati con te, ed è forse per questo che oggi fa più male dirTI ADDIO. È strano, salutarti sai. La tristezza per non vederti più, si unisce alla gioia, tremenda per averti visto, ammirato e AMATO, come nessun altro. Hai realizzato il TUO sogno di diventare simbolo, CAPITANO e numero 10 con questa maglia e hai cullato il NOSTRO di sogno. Ti sei preso cura di NOI, e noi di Te Francè.  Ci hai accarezzato con i tuoi piedi, divini, meravigliosi e noi con la Voce, che forte e calda ogni domenica cantava per TE.. ( TOTTI GOL, TOTTI GOL ). Sei stato l’emozione applicata al calcio, o il calcio applicato all’emozioni. Sei una cosa bella, un tramonto a trastevere, un verso di Trilussa, una canzone di Venditti, sei Roma capoccia. Sei nato figlio di Roma, ma diventato ormai padre e Re ( l’ottavo). Sei il calcio dei nostri padri, e dei nostri figli, sei quel dito in bocca che ogni bambino si mette nel cortile quando gioca in nome tuo. Sei piazza di spagna, il Colosseo o il pantheon. È un onore averti osservato, dallo stadio o in TV sul divano, un privilegio poterti raccontare. Questa è la favola che diventa realtà, di Un ragazzo, diventato UOMO, e CAPITANO, al fianco della sua Roma. È l’ultimo abbraccio di un popolo ( e non solo romanista ) che si stringe attorno alla sua più bella stella del cielo Romano e dell’inchino di Francesco, commosso con gli occhi lucidi e la famiglia attorno. Una moglie, bellissima 3 figli fantastici e 70 mila fratelli o amici o forse di più , che tristi per l’ultima volta ti dicono Ciao Francesco. Da oggi forse anzi sicuramente, le nostre e anche le tue domeniche saranno un po’ più vuote. Mancherà quel ciuffo biondo, e quel sorriso ingenuo sul prato verde. Niente sarà più come prima e allora forse basterà uscire per le strade della capitale, guardare una strada o un monumento, nelle cuffie un pezzo di Venditti e gridare forte al cielo di Roma, Totti gol, Totti gol, Totti gol per sentirsi un più liberi e un po’ meno soli. Perché in fondo tutto finisce ma l’amore per Te, no quello sarà per sempre ETERNO, come Te e la tua fantastica e magica città. Grazie Francè

Un tifoso  Juventino a cui hai segnato Tanto, ma che non riesce a non amarti.

[tps_title]Francesco Gentile[/tps_title]

Francè, mi piace chiamarti cosi per sentirti più vicino, sono 28 anni che giochi,diverti,stupisci con la stessa maglia, guarda caso 28 sono i miei anni di vita; il tuo primo goal in seria A l’hai segnato il 4 settembre 1994, il 4 settembre è il giorno del mio compleanno; per non parlare di quanto sono sempre stato fiero di portare lo stesso nome!!! Con te sono cresciuto, ho passato la mia infanzia a sognare un giorno di diventare come te, la mia adolescenza a cercare di emularti in ogni tuo gesto in campo, mi hai fatto innamorare di quel numero: il 10; del tuo ruolo, delle tue giocate di prima, del cucchiaio; e nel mio piccolo sono riuscito a farle mie. Mi ricordo ancora quando da ragazzo fascetta nei capelli, maglia numero 10, scarpette (rigorosamente le tue) e fascia da capitano, scendevo in campo con la mia squadretta. Di te ricordo tutto: dal cucchiaio a Van der Sar  nel 2000, alla rete al parma nella partita dello scudetto nel 2001, al pallonetto con l’inter nel 2005, al rigore con l’Australia al mondiale 2006, al tiro al volo di sinistro con la Sampdoria nel 2007, al gol con la juve nel 2013, alla semirovesciata nel derby del 2015 con selfie sotto la Sud, alla doppietta con il Torino lo scorso anno per regalarci ancora una volta la possibilità di giocare la champions!! Punti, questi, che sembrano il classico giochino del cruciverba dove alla fine ti esce l’immagine; quella di una bandiera, l’ultima, di un calcio che non è più quello di una volta. 

Per te all’ eta di sette anni sono diventato romanista grazie a mio zio che mi regaló una tua maglietta, per me non è mai stato facile essere romanista non vivendo a roma, soprattutto quando i tuoi amici  tifano le squadre piu vincenti e blasonate d’italia; per me peró c’ eri solo tu!!! Ecco lo striscione di ieri lo spiegava bene: “totti è la Roma”

Ieri nel vederti salutare ho capito che è davvero finita un epoca, un pezzetto della mia vita salutava con te ieri, come hai detto tu:” è arrivato il momento di crescere, di diventare grandi”; ho pianto, ma poi mi è subito scappato un sorriso perchè io un giorno a mio figlio potró dire di averti visto giocare!!.. 

Portero tutto nel mio cuore!!!

Grazie di tutto Capitano!!!! Lode a te Re di Roma!


[tps_title]Federica Amasio[/tps_title]

Non sono capace a scrivere lettere. Si, inizio così. Sono una ragazza e le ragazze non ne capiscono di calcio. Non voglio farmi grande, perché veramente io non ne capisco. Ma in questo momento mi sento un uomo, un uomo che piange la fine della carriera calcistica, del più grande capitano non solo della Roma.. Ma di tutta Roma. Ho visto la partita, la tua ultima partita con la maglia GialloRossa, speravo in una fine da Bomber, ma sai che ti dico? ‘Sti gran cavoli’. Io non sono venuta allo stadio e quanto ci sono stata male. Ma vedere che De Rossi abbia segnato, mi ha fatto piangere perché lui è la persona che spero prenda il tuo posto, perché se lo merita, anche se nessuno sarà mai come te. Ora, partita a parte, la fine è stata straziante lo sai? Io non avrei immaginato tanta emozione, non avrei immaginato tante lacrime, da quella stanza dove mi trovavo, dove avevo lasciato fuori il mondo e dove senza battere ciglio ho pianto come una bambina che perde il suo gioco preferito. Non ti arriverà mai questa lettera, non la leggerai mai, non avrò mai risposta, ma io da tifosa della Roma, un pensiero lo dovrò pur lasciare. Lo sai quante volte nonno m’ha cercato di convertire alla sua Lazio? Ma con risultati pessimi! Quante volte papà m’ha portato alle sfilate della Roma, io urlavo con la sciarpetta, con la bandiera e la sventolavo fuori dalla macchina perché contenta ogni volta, urlavo Totti Gol! Capità, avrai spento la luce, ma noi per te non la spegneremo mai, perché tu rimarrai sempre una delle leggende più importanti nella vita della Roma e nella vita dei tifosi della Roma. Sarebbe stato un colpo di scena sentire: “Regà era no scherzo, giocherò ancora”. Ma non è stato così, però ti ringrazio per essere Francesco Totti! Per aver lasciato quel campo lasciando emozioni indescrivibili. Sono fiera di poter raccontare ai miei figli che IO quando TOTTI era il capitano c’ero, di averti visto dal vivo all’aeroporto e di avere l’immagine di te che lasciavi quel campo con le lacrime agli occhi. UNICO.


[tps_title]Ilenia Santini[/tps_title]

So poche le femmine che stanno appresso al calcio e che lo amano, è robba da maschi dicono in tante..

ma de na cosa so sicura, a te, te amano tutte. 

So nata a Roma e sempre stata romanista, da come dici tu è un privilegio, e lo è pe davero. 
Nessuno po’ capì l’emozione che te da la Roma, e te francè sei sempre stato la Roma.
Quando so nata mi padre m’ha insegnato prima a di “forza Roma” e poi a chiama mamma.
Dicono tutti che er primo amore de na fia femmina è er padre, me sa che io ce n’ho avuti due. 
Non so mai stata una fedele al divano e partita, ma tante volte so venuta in tribuna.. li è n’altra cosa. 
L’inno che strigne tutti, l’odore dell’erba sul campo, i cori che ’n se capisce mai niente…ma quando segna crolla giù tutto.
Non so come spiegatte, ma pensà che stavo sotto lo stesso cielo tuo me emozionava.
Ieri avrei pagato i mioni pur de sta la, ma lo sai mejo de me che caciara che è sta città 
e così me so accontentata del divano. 
M’ero ripromessa de non vede niente, me piava troppo a male, ma alla fine, come sempre, è stato mi padre a insiste.
Ho pianto, ho pianto come na creatura, e nun me vergogno. 
Lo dice pure l’inno “che ci fai piangere e abbracciarci ancora” e ieri, a piangere e abbracciarsi c’era tutta Roma.
T’ho incontrato na volta… t’avrei voluto di tante cose, ma so riuscita solo a stringete forte. 
Perciò te ringrazio adesso capità…
Grazie… semplicemente perché sei… sei da sempre. 
Grazie perché manco le nozze me daranno quel brivido…
Grazie perché le emozioni che ho provato co te ce l’ho impresse in petto.
Grazie a mi padre che m’ha fatto conosce tutto questo, e me c’ha fatto innammorà…
Grazie perché un giorno potrò di de avè conosciuto l’ottavo Re de Roma. 
Non passerai mai. 
Ciao Francè

[tps_title]Alessandro Pirozzi[/tps_title]

Lettera di un laziale a Francesco Totti

Sono nato nel 1997, romano e laziale, un privilegio per me. Sono cresciuto con la Lazio dei fenomeni per poi passare ad anni più bui, fatti di alti e bassi senza mai un progetto degno di questa squadra. Mentre io crescevo tifando un gruppo che si confermava sempre più nel calcio europeo, te cominciavi a dimostrare qualità calcistiche fuori dal normale, da grande giocatore. Ci si scambiava continuamente sfottò, cose del tutto normali per una città come Roma. E solo chi appartiene a questa città può capire quanto sia grande l’odio sportivo fra queste due squadre. Proprio per questo motivo diventasti piano piano il mio più grande “nemico”. Io che ti augurai il peggio in ogni cosa, che esultai solamente al tuo rigore contro l’Australia, che ti battei le mani molto volentieri quando ti vidi disperato dopo la sconfitta del 26 maggio 2013 nella finale di Coppa Italia e che sono sempre stato contrario alla venerazione di un singolo in uno sport come il calcio. Nonostante tutto devo dirti che vederti nella domenica del tuo addio mi ha suscitato qualche sentimento. Ho capito veramente quanto hai fatto per tutte quelle persone in lacrime per te, ho capito quanto può essere doloroso lasciare ciò che più ami, soprattutto se, come si vocifera, non sei stato tu a volerlo. Dopo averti augurato il peggio per venti anni, è arrivato il momento di augurarti il meglio. E questo augurio va oltre i colori che tengo sotto pelle da quando i miei genitori mi cantavano “Vola Lazio vola” nella culla.

In bocca al lupo Francesco, da uno dei tuoi peggiori “nemici”.


[tps_title]EXTRA[/tps_title]

Francesco Totti e la maglia che vale più di un pallone d’oro


[tps_title]Luca Trofa[/tps_title]
Mai come oggi avrei voluto riavvolgere il nastro …un rewind lungo 25 anni ..come quando
eravamo bambini e lo facevamo con la cassetta del mangianastri,proprio quando tu iniziavi la tua leggenda.Correre indietro veloce e ripercorrere tutte le emozioni che abbiamo vissuto grazie alle tue magie,ma anche tutte le tappe della nostra vita.già proprio cosi france’ perché i ragazzi della mia generazione, durante la loro esistenza, una Roma senza te non la conoscono…e da domani mattina il nostro animo diventerà orfano…non ci lasci solo tu,ma ci accorgeremo di non avere piu’ quella gioia fanciullesca di vivere il calcio che ci ha sempre animato …d’ora in poi quando vedremo una palla che rotola non sara’ piu lo stesso…faremo a pungi con la realtà guardando sul nostro viso qualche piccolo capello bianco e qualche ruga in più…non va via solo il campione della nostra giovinezza,ma forse una piccola parte di noi stessi…e ci renderemo conto che inizia una nuova vita anche per noi,senza più le tue gesta ma con il cuore colmo delle magie che ci hai regalato ,consapevoli di aver vissuto qualcosa di irripetibile …
E’ stato un gran bel gioco France’….

[tps_title]Goffredo Biondo[/tps_title]

Caro Francesco,
ti scrivo perché vorrei esprimerti con questa lettera quello che sei stato per me , abbiamo affrontato un percorso insieme anche se tu non lo sapevi, infatti quando tu esordivi nel marzo del 1993 io avevo appena 2 mesi e non sapevo cosa fosse il calcio, non conoscevo le emozioni che si potessero provare nel vederti accarezzare quel tuo “giocattolo preferito” che é il pallone.
Piano piano mi sono avvicinato a questo sport e l’ho fatto grazie a te, scendevo in cortile a giocare a battimuro con la maglia con il numero 10 e con il tuo nome indelebile nella mia mente, bastava quello per sentirsi grandi.
Tu non lo sapevi ma siamo stati sempre amici Francesco, perché un amico ti strappa un sorriso, un amico ti insegna i valori della fedeltà, dell’amore, un amico ti é vicino nei momenti di difficoltá e tu questo per me lo hai sempre fatto, io avrei potuto essere più presente, avrei potuto sostenerti maggiormente allo stadio ma da lontano ci sono sempre stato, ti ho sempre accompagnato, ho sempre esultato ad ogni tuo gol, ho sempre tentato di imitare i tuoi colpi di tacco, i tuoi passaggi virtuali, i tuoi gol spettacolari.
É inutile parlare di te come calciatore, parlano i numeri per te , parlano le giocate, come hai detto ieri, hai provato sempre ad esprimerti con i piedi e ci sei riuscito sempre perfettamente.
É difficile esprimere cosa invece sei stato per tutti noi ragazzini romanisti che sono cresciuti con il solo sogno di poterti vedere, toccare , abbracciare; posso dire che in parte l’anno scorso sono riuscito a realizzare questo sogno vedendoti agli internazionali di Roma a 2 metri di distanza ed é stata un’emozione indescrivibile, non puoi capire come tremavo Francé…
Ieri é stata una giornata strana, questa volta ho voluto esserci, non potevo perdermi uno spettacolo del genere, non potevo non unire la mia voce a quelle 70000 che urlavano il tuo nome a squarciagola, ho partecipato alla coreografia in tuo onore,ero lì quando sei entrato per l’ultima volta, ho apprezzato le tue ultime giocate, che figata quel tuo destro-sinistro e il sombrero alla fine, al gol di Perotti ho pensato che avessi segnato tu, non sarebbe potuto accadere neanche nelle migliori film romantici…ti ho ascoltato,mi sono emozionato, ho pianto tutto il tempo, mi sono inchinato a te, ti ho mandato sei baci da lontano.
Ti capisco se hai paura Francesco, deve essere difficile aprire gli occhi dopo un sogno lungo tutti questi anni, ho tanta paura anche io, non sará mai lo stesso sostenere questi colori senza la tua compagnia ma io continueró a farlo e non sarà un addio questo ma un arrivederci perché ad un amico non si voltano mai le spalle e resterai sempre nel mio cuore.
Se posso darti un consiglio non andare a giocare in una qualche altra squadra del mondo, potrebbe darti fastidio indossare una maglia sopra la tua pelle giallo-rossa , se peró non riesci proprio a smettere tranquillo , é giusto che tu ti diverta, é giusto che tu faccia quello per cui sei nato, quello che sai fare meglio, scrivere poesie in mezzo al campo.
GRAZIE Francesco, grazie dal profondo del mio cuore, mi hai fatto sognare , mi hai fatto gioire, mi hai fatto innamorare, sei stato un amico fedele, una persona speciale, avrei tante altre cose da dirti ma le parole non basterebbero TI VOGLIO BENE
Con affetto.


[tps_title]Mirko Lombardo[/tps_title]

Raramente parlo di calcio qui su FB, in pochi sanno che squadra tifi, ma qui si parla di sport e di campioni, di uomini diventati leggende.

Ricordo come se fosse ieri che alle elementari discutevamo per chi fosse TOTTI, DEL PIERO RONALDO, MALDINI, CANNAVARO, ZANETTI, INZAGHI O BAGGIO. Ora questa serie di CAMPIONI per le nuove generazioni saranno solo una sfilza di nomi, ma per noi che vi abbiamo vissuto e abbiamo gioito e sofferto con voi, vogliono dire tanto.

Posso solo dire grazie a TE, FRANCESCO, per ciò che rappresenti e hai rappresentato per molti, nonostante gli errori commessi lungo il percorso, sei e resterai un grande CAMPIONE, dentro e fuori dal campo. 

Oggi quando scenderai per l’ultima volta in campo con quella maglia, non sarai solo, con te ci saranno milioni e milioni di SPORTIVI, pronti ad applaudirti e a sostenerti CAPITANO.

Grazie RE DI ROMA.


[tps_title]Marco Mereu[/tps_title]

Ho smesso di tifare ormai da tanti anni. Sicuramente il fatto che tifavo la Roma influenza il mio metro di giudizio. Da bambino insieme ai miei cugini cercavamo di imitarti giocando a pallone. “Che ce frega del cileno, noi c’avemo TOTTI GOL” è stato tra i primi cori che cantavamo guardandoti giocare. Insomma, posso capire che stai sul cazzo a parecchia gente(e ci può stare!), ma cristo santo, mancherai da morire. Hai segnato un’epoca del calcio italiano, e quel che più mi fa male è vedere che non tutti riescono a riconoscerlo. Ma si sà, il calcio(quello GIOCATO) non è per tutti. E forse, è meglio cosi.
Non ti ringrazio per le emozioni che mi hai fatto provare mentre tifavo quei colori che hai indossato per tutti questi anni..ti ringrazio perché mi hai ispirato dal punto di vista calcistico, mi hai dato uno slancio nell’innamorarmi del gioco del PALLONE.

[tps_title]Andre Aringhieri[/tps_title]
Triplice fischio. È finita, l’arbitro ha fischiato tre volte, iniziano le note di “Grazie Roma” e sei lì in mezzo al campo, in mezzo a ciò che è stato il tuo Colosseo per oltre 20 anni, con la fascia di capitano al braccio.
Ci sono storie che non si possono raccontare se non dopo anni di distanza. La storia di Totti non è tra queste. E poi ci sono storie che non si possono raccontare se non si sono vissute, perché non sono storie, ma vita.
La storia di Totti è tra queste: è una storia di amore e un amore senza storia.
Roma e il ragazzino di Porta Metronia, la società e l’uomo, i tifosi e il capitano, il calcio e il numero 10, l’Olimpico e il suo gladiatore.
E questo rapporto non è comprensibile da una razionale mente umana se non si è mai vissuta una partita a Roma della Roma.  Ogni lettura di formazioni, ogni ingresso in campo, ogni ovazione: tutto andava teleologicamente verso Francesco.
Ogni domenica sembrava che Ridley Scott si fosse ispirato a questa atmosfera per il Gladiatore: ci mancava solo che ad un certo momento partisse il coro “Mas-si-mo, Mas-si-mo, Mas-si-mo!”.
Totti poteva andare da altre parti,
Ma a Roma tutto ruotava attorno a lui, ma non ne dobbiamo fare una scusa, bensì una nota di merito. Ogni volta che era in campo, il pubblico era attratto da lui come un profeta, i giocatori erano attratti da lui come un faro e pure il pallone in campo era attratto come una calamita e lo cercava ovunque fosse in campo, e una volta raggiunto non se ne staccava, se non per depositarsi in rete.
Ti ringrazio Francesco per ogni volta che hai calpestato il manto erboso.
Da sempre mi hai accompagnato nella crescita, addirittura hai esordito in serie A prima che nascessi. Mi scuso se presi un abbaglio per l’aeroplanino Montella prima che per te, ma ero piccolo, non potevo capire a pieno. Mi ricordo quando nel 2002, quando eri il giocatore più forte di tutti della nazionale più forte in quel mondiale, un arbitro ti espulse nella maniera più scandalosa. Mi ricordo anche di quando con mio fratello volevamo scorrere gli anni nei videogiochi per arrivare al momento in cui te, Del Piero, Vieri, Nesta, Maldini, Lampard e Gerrard, Beckham e Ronaldinho vi foste ritirati, perché volevamo vedere chi sarebbe comparso dopo questa generazione. Beh direi che con oggi si è quasi chiuso un ciclo (aspettando Buffon): dall’asilo fino all’università ci sei sempre stato te a difendere noi poveri tifosi romanisti che sportivamente parlando non avevamo altro che te, il nostro vanto che il mondo ci ha sempre invidiato.
In questi anni, e in particolare modo in questi ultimi 15 mesi, sono state spese molte parole su Francesco, per Francesco, contro di Francesco. Sicuramente la gestione non è stata delle migliori, ma nemmeno delle più facili, data la caratura dell’eroe. Poteva giocare alcune partite in più, ma cosa avrebbero aggiunto alla leggenda? È vero anche ogni giocatore vorrebbe sempre giocare, dato l’amore per il gioco, che non è un semplice gioco.
Come ogni storia d’amore, ci sono state frizioni, ci sono state incomprensioni, a volte ingigantite dall’ambiente, ma subito calmierate da un goal, da una vittoria o da un semplice saluto alla curva. Poteva andare al Real Madrid, diventare il più galactico tra i galacticos, ma ha rinunciato. Perché? Perché forse aveva ragione quel buontempone di Pascal: il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.
Ora obbligherai la Roma a vincere. Sì, a vincere. Perché? Perché finché c’eri tu, il tifoso romanista era appagato, sazio e gaio nel vedere te e le tue giocate. Ci hai fatto vincere uno scudetto, ma è arrivato il momento di un upgrade. Adesso, senza di te, potremmo superare questa condizione di eterni secondi, eterni perdenti e puntare a vincere qualcosa, cambiando mentalità, che è l’unico fattore costantemente assente in questa società. Non era Totti che lo impediva, ma era l’ambiente che non era fertile e respingeva le vittorie. È un compito enorme: la società dovrà ora investire e impegnarsi come mai prima d’ora affinché l’AS Roma conquisti trofei per la bacheca.
Nessuno vuol passare come colui che ha pensionato Totti per avere un pugno di mosche in cambio.
Dai ora è il momento di congedarci. Ci rivedremo presto, perché l’As Roma non è Totti, ma esiste solo con Totti, e Totti non è la Roma, ma esiste solo con la Roma.
E oggi, nella tua ultima partita, tutto è stato perfetto: l’ingresso in campo, i goal, la vittoria, il fischio finale, gli abbracci.
Forse nemmeno Ridley Scott avrebbe potuto immaginarsi un simile finale: Francesco Totti, l’ultimo Massimo Decimo Meridio, l’ultimo gladiatore.
La gloria rende gli eroi immortali.

[tps_title]Davide De Fabritiis[/tps_title]
24 anni, 8828 giorni, 291 mesi,1261 settimane, 211871 ore,12712260 minuti
Avevo soltanto 5 anni quando vinsi lo scudetto, ricordo a malapena immagini in TV di uomini e donne vestiti di giallo e di rosso ma soprattutto ricordo la mia gioia nel vedere quelle immagini con gli occhi di un bambino che di te e di quella squadra non aveva visto ancora niente. Avevo 10 anni quando vinsi il mondiale e quel rigore con cui ci hai salvati tutti è ancora nitido nella mia mente. Quante volte ho urlato per i tuoi gol. 25 stagioni 763 presenze e 306 goal ma questi numeri non spiegano bene chi sei. Semplicemente sei quello che è rimasto. Una persona con tanto amore per la sua città e per i suoi colori al netto della tentazione economica ovvia che c’è in questo sport. Tu sei rimasto. E se in molti dicono che sei una delle poche vere bandiere del calcio e simbolo di una città è perché tu hai fatto di più degli altri: è semplice rimanere in una squadra come real, Barcellona, Juventus o Bayern. Li sai che prima o poi vinci. Tu invece sapevi bene che qui a Roma non avresti vinto Champions o decine di campionati. Quando ti chiamó  florentino Perez o Silvio Berlusconi tu potevi pensare che in fondo avevi dato a questa città, avevi riportato uno scudetto dopo 20 anni e forse quello era il momento di pensare alla tua di gloria. E invece no, a differenza dei moderni mercenari tu sei rimasto perché tu ami la Roma. Se fossi andato probabilmente avresti vinto almeno due Champions oltre che vari titoli nazionali e oggi molti non farebbero quelle critiche ignoranti alla tua carriera ma la vita è fatta di scelte e tu hai scelto Roma.Era il tuo patto di sangue , Era ed è questo il tuo posto. Forse Roma non ti ha dato i trofei ma ha dato tutto l’amore che una città poteva dare al suo simbolo ed una città intera voleva che questo momento non arrivasse mai pur sapendolo  inevitabile, il momento in cui cala il sipario è quello più triste ma è il momento in cui si applaude e tu riceverai l’applauso di un intero popolo e di tutti gli amanti del calcio nel mondo consapevoli che forse una persona e un giocatore come te non lo vedremo mai più. Tra 30 anni ,e ne sono sicuro, ci saranno ancora striscioni e bandiere per te in curva sud.Grazie dei sogni che ci hai regalato, dei goal e delle soddisfazioni che ci hai dato,grazie per averci fatto conoscere nel mondo, grazie per il cucchiaio e per il gol contro l’Australia, per il “ti ho purgato ancora” e per il “6 unica”,grazie della tua semplicità e del tuo essere  te stesso difendendo i colori che ami. Mancherai davvero tanto per tutto quello che sei e per tutto quello che rappresenti: il tuo sogno era giocare nella Roma…sei andato ben oltre, sei diventato la Roma. E soprattutto potrai anche uscire dal campo ma non uscirai mai dal cuore di chi ti ha amato perché oggi non piangiamo perché smetti,ma sorridiamo perché ci sei stato. Lode a te RE DI ROMA. Ora,corri sotto là sud per l’ultima volta a prendere gli applausi della tua gente. Che in fondo è quello che ti è sempre stato a cuore.
Francè non hai vinto nulla con la Roma, se questa foto qui sotto può definirsi nulla
Ciao, capitano
Da uno che ti ama da sempre.


[tps_title]Fabrizio Amico[/tps_title]

Non basterebbero 25 anni x descrivere ciò che sei, chi non è Romanista non potrà mai capí ciò che hai rappresentato Tu x noi, in una vita sportiva e non povera di gioie, Tu c’eri sempre, il nostro sorriso più bello era rappresentato da Te. Sempre. C’hai riempito il cuore x 25 anni e ce l’hai stracciato stasera, facendoci versare fiumi di lacrime. Eh sì, stavolta c’hai PURGATO a noi. C’hai fatto male. Tempo maledetto. Non aver paura però Capità, noi saremo al Tuo fianco sempre, x tutta la vita, Roma giallorossa sarà sempre con Te. Il diamante più bello di tutti sei Tu. GRAZIE SANTO.


[tps_title]Salvatore Viola[/tps_title]

A mente fredda.Non ancora lucida. Provo a scrivere un pensiero che in realtà,con la mente,ha poco a che fare. Un pensiero su di te che con la mente e con il calcio ha poco a che fare. Ci hanno mostrato le tue gesta, i gol, le lacrime, ci hanno mostrato tutto.Non ci hanno raccontato praticamente niente. Hai smesso di giocare, sei diventato uomo hai detto.Ma tu hai giocato solo in campo, fuori hai sempre fatto sul serio.Hai fatto sul serio nella vita,che tutto è,meno che un gioco. Le immagini di te in un angolo al funerale di Gabriele non le vedremo mai,come è giusto che sia.Le immagini di te che doni più sorrisi e speranza di quanto abbiano fatto 266 papi. Che accogli più mani della Bocca della Verità,accarezzandole. La vita ti ha sorriso e tu lo hai sempre saputo,hai provato a restituire alla vita qualcosa di vero,in silenzio,come piace a te. E poco importa se sei stato spesso giudicato per i pochi errori commessi, perché i professori del perbenismo,loro si che hanno scalciato la fortuna e sputato sulla vita, schiaffeggiando il volto umano di ognuno di noi. E poi c’è il gioco,ma su quello hai detto tutto tu. Continua così, in silenzio, con il cuore di chi ha riempito i cuori. Noi in cuor nostro sappiamo…


[tps_title]Massimiliano Abbate[/tps_title]

Caro il mio Francesco questa volta ti scrivo e chi ti scrive deve avere un motivo… Io credo che sia giusto iniziare a scrivere una delle favole più belle  della storia sportiva partendo dagli avi,dagli antenati,dai poeti,il nobile Orazio aveva sentenziato:”possis nihil urbe visiere maius” tu non vedrai nessuna cosa più grande di Roma”,”io dico che tu non vedrai nessuna cosa a Roma più grande di Totti”! Come tutte le più belle storie;le storie più avvincenti nascono da rifiuti,da sconfitte e da prove,prove di coraggio e di vita. è il 2002 e florentino Perez bussa alla porta di un romano e un romanista che indossa la maglia numero 10 nella sua città per la squadra del suo cuore! Si avvicina con foto di Beckham,Zidane,figo,Raul e Roberto Carlos,lo stadio dove ogni domenica scendono in campo è il Santiago Bernabei…  il ragazzo è tentato,cerca di andare incontro al suo destino,prendere una decisione,può diventare il più pagato del mondo,provare a vincere tutto… Ma ad un tratto quando sembra che l’affare sia concluso,il ragazzo ricorda che i soldi non sono tutto nella vita,che la vita è fatta di valori,di ideali,di primavere,di bellezze,che la vita è vera solo se vissuta per ciò che si ama e per nient’altro. Il ragazzo incredibilmente rifiuta,e nella sua Roma di 2000 anni fa il ragazzo sarebbe stato divinizzato al.pari di augusto o romolo… Ma tutto questo Com’è traducibile  nel mondo di oggi? Con un solo nome: AMORE. IDEALE. PASSIONE. VITA. E non è la storia di dame e di cavalieri,non è la storia di ville e castelli incantati,è la storia di un uomo,semplice,un ragazzo che ha deciso in un mondo in cui tutto vive secondo i ritmi del denaro che l’unica ricchezza è vivere e difendere ciò che si ama! E non è la favola di un libro, è la storia di un uomo con una maglia giallo-rossa cucita sulla sua pelle,che vive nella sua città e per la sua citta,è la storia del più forte fantasista che i miei occhi hanno visto toccare un pallone,è la storia di Francesco Totti 10: the king of Rome! Ma veniamo a noi France,io ti scrivo con la speranza che magari un giorno leggendo queste 4 parole tu ti possa fare 2 risate,ma tanto già so che tu queste 4 parole non le leggerai mai e non ti potrò mai far fare le agognate e sperate ” 2 risate”… E quante risate m’hai fatto fare tu francè,e che infanzia che ho trascorso grazie a te! È il mio piccolo,infimo modo per dirti grazie,e non posseggo altro che la conoscenza di 4 parole e la capacità di metterle insieme, tu le carezze al pallone e io gli schiaffi  alle parole, a ognuno i doni che gli dei hanno dato… Ma torniamo a noi… Caro il mio Francesco questa volta ti scrivo e chi come me ti scrive deve avere molto più di un motivo… Eh sì, caro pupone,ti do del tu come se fossi una persona di casa,da uomo a uomo,da fratello a fratello,e quanti motivi io avrei per scriverti,sarebbero forse 250 come i tuoi gol nelle tue stagioni infinite! Beh,non dirmi che ti sorprenderebbero? Non dirmi che sarebbero troppi?Sei stato la mia infanzia, quante volte con il pallone sotto braccio,prima di calciare si dava il buon augurio al pallone gridando:” Francesco Totti “,proverbiali poi sono l’esterno di Totti,il passaggio di Totti e l’esultanza alla Totti e il cucchiaio di Totti,e quanto mi mancheranno questi gesti che allietavano le mie uggiose domeniche! Ogni domenica sembrava rivivere il bambino Massimiliano,ogni domenica sembrava ricordare la mia infanzia felice,ogni domenica tornare bambini,per un attimo,spensierati,e forse non voler crescere,perché tu francè ci riportavi indietro nel tempo,come nelle favole! Oggi vederti toccare l’ultimo pallone della tua ultima carriera nei tuoi ultimi 90 minuti sarà vedersi toccare un pezzo delle corde dell’anima,sarà la definitiva fine del ricordo felice dell’adolescente Massimiliano e la definitiva consacrazione dell’uomo! E si France,perché tu hai scandito come la primavera le mie stagioni,hai regalato gioie ai cultori del calcio bello e romatico;e si France,perché tu hai conquistato il cuore di tanti,troppi,tutti i bambini che sognavano di diventare Totti ! E quanto ci mancheranno cucchiai e cucchiaino, sfottò,corse sotto la nord,selfie,battute goliardiche,la tua romanità,quanto ci mancherà! A me mancherà il desiderio di fermare il tempo per vedermi,attraverso un tuo calcio,ancora adolescente! E che adolescenza che ho passato con te, France! E chi ti scrive non è un tifoso romanista o romano;chi ti scrive è un avversario,consapevole che la grandezza la si osserva più da chi ci regala sconfitte piuttosto che vittorie,perché le gioie e le vittorie sono effimere e perché nel calcio di oggi non esiste riconoscenza e perché che non esiste babbo Natale deve essere il padre a dirlo al figlio e nessun altro. Francè quanti bambini avrai fatto sognare,quanti occhi avrai fatto piangere, e quanti animi avrai preparato al culto della bellezza e alla gioia della felicità! Certamente tanti, mio Caro Francesco perche tu sei un dispensatore di felicità e un emblema di bellezza,tu con le tue traiettorie impossibili,i passaggi millimetrici che solo tu vedevi, i tuoi passaggi spalle alla porta come se tu avessi gli occhi anche dietro la schiena ci hai abituati che nel tuo sport ci si dimentica sempre più spesso che la bellezza salverà il mondo intero e con esso persino il tuo sport! E c’hai abituato troppo bene! Era bello vederti giocare,era a tratti emozionante, e quanto siamo stati fortunati noi che la vita ci ha ricordato secondo la sua legge, sentenziando:”ragazzi o nasci come Totti o non potrai mai essere Totti” non potrai mai emulare Totti perché forse di Totti ne nasce uno ogni 100 anni, e che fortuna averlo visto giocare e che bellezza averlo vissuto per 25 anni! Perché la bellezza va vista e vissuta…e se poi uno come il più forte della storia,il trionfatore di Messico 86 tuona forte: Totti è il piu forte della storia,io dico che bello essere nati nell’epoca di Totti,forse il più forte della storia! Francè ma cosa t’ha veramente spinto a dire di no al Real madrid,quanto contano i valori nella tua vita? Io credo che i ragazzi che come me sognavano di esser Totti sono cresciuti all’insegna dei valori e di quel rifiuto d’amore che vale più di tutti i titoli del mondo! Oggi France io mi sentirò più solo e mi sentirò più grande perché non ci saranno più i lasciti e i rimandi alla felicità di quando ero bambino! Mi sentirò più grande,perché il bambino non vedrà più il ricordo indelebile della sua infanzia accarezzare quel pallone che lo ha consacrato come uno dei numeri 10 più forti della storia! Perché France il bambino Massimiliano è cresciuto nella rivalità e nella certezza dello sportivo e dell’uomo Totti,perché il bambino Massimiliano è cresciuto nella consapevolezza di poter ricordare della felicità adolescenziale solo guardando il suo pigmalione che dolcemente calciava quel pallone! E come saranno brutte quelle domeniche senza vederti in panchina,sarà il totale distacco dal ricordo della felicità dell’infanzia e la fine di quei brevi ricordi di uno dei tanti che voleva essere Totti! Si,perché la legge del calcio dovrebbe essere riscritta:non è sufficiente avere un pallone tra i piedi per far felice un bambino;è necessario che oltre il pallone sotto le suole delle scarpe ci sia in testa un emblema,un esempio,un’immagine e quell’immagine nitida aveva due colori sulla maglia,il giallo e il rosso e il numero 10 sulle spalle! In ogni caso,ad ogni modo oggi,nel giorno in cui i miei occhi vedranno toccare gli ultimi palloni che passano per i tuoi piedi riscoprirò ancora una volta che nell’infanzia che ho vissuto sarà ancora bello tornare adolescente,che sarà bello aver creduto di poter essere Totti nei campetti di periferia,di fare qualche colpo alla Totti,di calciare come Totti,di saltare l’uomo come Totti! E non sono io qui il grande giocatore che può elogiarti come hanno fatto i più per le tue straordinarie doti balistiche,io sono qui per ringraziarti,e ti ringrazia prima di tutto il bambino e il fanciullo Massimiliano che è cresciuto con il calciatore Totti e poi ti ringrazia l’uomo Massimiliano che dirà, poeticamente,di aver visto giocare,la storia più bella che racconterá a suo figlio…!


[tps_title]Alessandro Ame[/tps_title]

Ho pianto anche io devo ammetterlo…

Molte persone pensano sia un esagerazione ma adesso vi spiegherò che cos’è Totti per quelli come me…

Totti è l’ esempio vivente del sogno di diventare calciatore…

Perché ogni ragazzino quando inizia a giocare a calcio, corre dietro alla sua più grande passione e spera di seguirla per sempre…

Ho sognato di giocare nella mia squadra del cuore e di non togliermi mai quella maglia di dosso..

Non sono stato fortunato ma al contrario sono stato privilegiato a vivere nell’epoca di questo grande campione, per me è stato una favola fatta di fedeltà, passione e amore.

Per me Totti è stato l’emblema del calcio sognato…


[tps_title]Stefano Riguzzi[/tps_title]

Perché il 10 sei tu, Baggio, o Del Piero. E perché per strada, quando si giocava a pallone, e le porte erano 2 zaini, si indossava la tua maglietta, rigorosamente acquistata alle bancarelle.

Per quella volta che ci hai fatto fermare il cuore con l’Olanda. E per quella volta che ci hai fatto pregare non lo rifacessi con l’Australia. Perché dopo di te il cucchiaio non è più solo una posata.

Perché dopo la Corea c’è stato Berlino e “Dentro il pallone per Gilardino”.

Perché con te ho vinto il mio 1’ fantacalcio. E il secondo.

Per quel selfie. Per il ciuccio. Per il “4” ai gobbi e il “Ti ho purgato ancora” ai rivali cittadini.

Per Ilary e “6 unica”.

Per quella carezza dolcissima con il Torino. E quello schiaffo violento con la Sampdoria.

Per quella pennellata d’artista con l’Inter. E quella bordata ignorante con la Juve. Perché con l’italiano hai poca domestichezza, ma in campo era poesia.

Perché da solo eri uno splendido strumento, ma con Antonio era una meravigliosa sinfonia.

Perché hai rinunciato al richiamo scintillante di Madrid quando eri all’apice. E alla seduzione dorata dell’oriente quando eri al culmine.

Per questa straordinaria storia di devozione e fedeltà. Perché Totti è Roma. E Roma è Totti.

Perchè ci hai fatto credere che le bandiere esistono ed esisteranno ancora. Perché il giorno del tuo ritiro gli dei del calcio hanno fatto segnare il tuo erede designato.

Perché il calcio è solo un gioco ma è anche cuore, fede e irrazionale passione. E tu hai fatto innamorare una generazione di inguaribili romantici del pallone.

Grazie!

 


[tps_title]Giuseppe Barracane[/tps_title]

Ciao, mi chiamo Giuseppe Barracane ho 25 anni e sono un ragazzo di Bari. Romanista da sempre, non ho mai tifato altra squadra al di fuori della A.S. ROMA. La seguo da quando avevo 5/6 anni fino ad oggi è continuerò sempre a farlo. L’addio di Totti per me ha significato molto, l’addio di una persona è un calciatore che per me è stato un onore poter seguire nel corso degli anni, tempo fa ho avuto anche l’onore di poterlo incontrare e farci una foto insieme. Nella giornata del suo addio al calcio anch’io ho scritto una lettera a Francesco ed è la seguente: Il 28 Maggio 2017 è arrivato…il giorno che speravo non arrivasse mai. Dai l’addio al calcio giocato, a quel calcio che non hai mai smesso di seguire e di inseguire. Quel calcio che ogni benedetta domenica mi tiene incollato alla TV per seguire te e le tue giocate. Posso ritenermi orgoglioso di essere un ragazzo, un tifoso che da anni segue e ammira un giocatore come te. La gente te ne ha dette tante sui tuoi comportamenti, sui tuoi gesti, di cosa hai vinto nella tua carriera in confronto alle loro squadre o ai loro singoli giocatori e continueranno a farlo, ma non importa, per me eri, sei e sarai un capitano con la “C” maiuscola, quello stesso capitano che oggi mi fa versare lacrime di commozione. Avrei voluto continuassi ancora a farmi e farci sognare Francè. Ho promesso a me stesso tempo fa, che per il tuo addio sarei venuto lì a Roma, nello Stadio Olimpico per poterti vedere un ultima volta su quel rettangolo verde ma purtroppo, ahimè non sarà così, però sognare ad occhi aperti non costa nulla. Guarderò quest’ultima tua partita in TV, come se fossi lì, in curva sud, tra i tanti tifosi presenti oggi allo stadio. In bocca al lupo per tutto….sei e resterai il mio capitano…

… FRANCESCO TOTTI 10

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