In questo momento c’è al mondo un calciatore che è impossibile non amare. Non parliamo di Cristiano Ronaldo, Messi, Neymar, e neppure dell’astro nascente Mbappé. Giocatori straordinari, che nutrono però una più o meno diffusa schiera di critici.
No, il calciatore più amato del mondo è N’golo Kanté. E in effetti, a conti fatti, si può anche capire il perché. Il sorriso apertissimo e sempre presente sul volto del centrocampista del Chelsea ha conquistato tutti. Sorriso che scompare solo quando si tratta di arare letteralmente campo e avversari dal primo all’ultimo istante di ogni gara, quale essa sia.
Era lui il segreto nemmeno troppo velato del Leicester dei miracoli di Ranieri, il perno sul quale ruotavano le fortune dei primi Blues di Conte, e la chiave del centrocampo francese che ha dominato l’ultimo Mondiale.
E poi ritmo, verticalizzazioni, palloni rubati e recuperi a perdifiato da applausi. Ma, come dicevamo, anche se il Kanté sul campo è da continua e prolungata standing ovation, è il ragazzo ad aver trasversalmente conquistato il cuore di tutti. A cominciare dalla sua storia di rivalsa.
Sin da piccolissimo N’golo si guadagnava da vivere raccogliendo rifiuti per le strade di Parigi cercando di tramutarli, vendendoli a piccole realtà impegnate nel riciclaggio, in qualche soldo per la famiglia. E nelle ore successive alla finale di Parigi del 1998, a 7 anni, si buttava con la stessa tenacia di oggi su tutto quello che ricopriva le principali arterie della capitale francese in seguito alla faraonica festa per il primo titolo mondiale.










