Un’accusa pesantissima. Paulo Roberto Falcão, ex leggenda della Roma (con cui ha vinto lo scudetto nel 1982/1983), è stato denunciato per molestie sessuali. A farlo è stata una receptionist 26enne che lavora nel residence in cui vive l’ex centrocampista. Che ora si è dimesso, dopo nemmeno un anno da quando gli è stato affidato l’incarico, dal ruolo di responsabile del coordinamento sportivo del Santos (praticamente l’equivalente del nostro direttore sportivo). Ma Falcão nega l’accaduto e giustifica le dimissioni con gli scadenti risultati ottenuti dal club e le proteste dei tifosi.

Falcão accusato di molestie sessuali da una 26enne
I fatti risalirebbero a mercoledì e venerdì scorsi. Secondo quanto raccontato dall’avvocato della donna al quotidiano A Tribuna, Falcão avrebbe toccato le parti intime alla ragazza in due occasioni: la sua cliente si sarebbe trovata alla reception quando l’ex Roma avrebbe invaso lo spazio riservato agli addetti ai lavori e l’avrebbe palpeggiata. La receptionist ha denunciato il doppio episodio alla polizia, che ora attende i filmati delle telecamere per poter confermare o meno questa versione. Nel caso della prima ipotesi, sarebbero guai per Falcão: in Brasile il reato di molestie sessuali è punito con la reclusione da uno a cinque anni.
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Falcão si dimette, ma nega i fatti: “Voglio difendere l’immagine del club”
Dopo poco più di otto mesi, Falcão si è dimesso dal suo nuovo ruolo al Santos. Questo il messaggio, pubblicato sui suoi account social, con cui ha comunicato di aver lasciato l’incarico: “Per rispetto ai tifosi del Santos Futebol Clube, a causa delle recenti proteste contro le prestazioni della squadra in campo, ho deciso di lasciare in questa data l’incarico di coordinatore sportivo. Il mio sentimento, in primo luogo, è quello di difendere l’immagine del club. Per quanto riguarda l’accusa che mi è stata rivolta e che ho appreso dai media, affermo che i fatti non sono mai avvenuti“. Insomma, stando alle sue parole, le dimissioni avrebbero solo motivazioni di carattere sportivo. Ora tocca alla giustizia brasiliana confermare o smentire la sua versione dei fatti.








