Il caso TikTok Osimhen si allarga: interviene il ministro dello sport nigeriano

Tutti coloro che credevano che il comunicato ufficiale emesso dal Napoli potesse chiudere il caso Osimhen, relativo all’ormai famoso video su TikTok pubblicato dal profilo ufficiale dei partenopei che ha fatto imbufalire l’attaccante, si sbagliava di grosso. La vicenda infatti, anziché scemare, continua ad allargarsi a macchia d’olio e ha travalicato i confini nazionali. Fino ad arrivare in Nigeria, terra natale del centravanti: il ministro dello sport del paese africano ha rilasciato una lunga dichiarazione ufficiale.

Il caso Osimhen diventa caso politico

Il comunicato di scuse del Napoli, in cui il club spiegava di non aver avuto alcuna intenzione di offendere Osimhen con il video postato su TikTok, pare proprio non aver messo la parola fine sulla vicenda. Anzi, il caso sta assumendo proporzioni sempre più grandi, tanto che è intervenuta anche la politica. Il ministro dello sport nigeriano, John Owan Enoh, come riportato da varie testate del paese africano, ha espresso grande preoccupazione per quanto accaduto.

Questo il comunicato pubblicato dal senatore sui propri profili social:  “Nell’ultimo fine settimana, gli sviluppi emersi da Napoli per quanto riguarda l’attaccante Victor Osimhen mi hanno molto rattristato. Le traversie di Tobi Amusan (l’ostacolista nigeriana accusata di doping, ndr) non sono state da meno. Il mio ufficio si sta impegnando per raggiungere direttamente anche Victor Osimhen, in modo da capire in prima persona quali sono i problemi. Ci impegniamo a stabilire i fatti“.

Partiti anche i contatti diplomatici con l’Italia: “Sono anche in contatto con il ministro degli Affari Esteri, Yusuf Maitama Tuggar, nonché con l’ambasciatore della Nigeria presso la Repubblica Italiana, Mfawa Abam. Insieme, stiamo utilizzando le vie diplomatiche con l’Italia per approfondire la questione. Ci impegniamo a garantire che ai nostri uomini e donne sportivi venga accordato il rispetto che meritano e non siano esposti a ingiustizie, discriminazioni e trolling sleali“.