Lautaro Martinez ha mandato un lungo messaggio social per replicare alle ingiurie ricevute da parte della famiglia della babysitter licenziata e poi deceduta.
Lautaro condannato dal tribunale
Il caso giudiziario tra Lautaro e la babysitter non smette di infuocare gli animi. L’argentino è stato condannato dal tribunale a risarcire la famiglia della babysitter dopo che questa è stata presumibilmente licenziata perché malata, malattia che ha poi portato alla sua morte.
La famiglia della ragazza ha vinto la causa contro l’attaccante dell’Inter, ma la situazione ha lasciato l’amaro in bocca alla famiglia Martinez, che dopo qualche giorno ha replicato sui social con un messaggio condiviso sia da Agustina che da Lautaro.
La dura replica di Lautaro sui social
La coppia ha dunque postato lo stesso, duro messaggio in spagnolo, rivolgendosi alla famiglia della babysitter: “Ho deciso di restare in silenzio per molto tempo per rispetto verso una famiglia che nei nostri confronti non lo ha mai avuto, ma non permetto che qualcuno infanghi la mia.
Abbiamo assunto una persona che era già malata, amica da una vita, fin quando purtroppo non ha più potuto lavorare a causa della malattia. Dopo aver fatto tanto per lei e per la sua famiglia, ci siamo fatti carico dei biglietti per l’Italia, abbiamo messo i letti vicini quando l’ospedale era al collasso e l’abbiamo aiutata nelle cure, pensando anche all’alloggio per i suoi genitori.
C’è da dire che abbiamo dovuto convincerli a venire a prendersi cura della figlia che stava morendo. Dopo aver dato tutto, loro hanno aspettato che la figlia fosse in punto di morte e che non fosse più lucida per tentare di prenderci dei soldi approfittando della situazione.
E non solo: anche dopo la sua morte hanno continuato a insistere, ma è andata male. Allora, dopo l’emissione della sentenza dove non hanno potuto scucirci un euro perché il tutto non corrispondeva al vero, fanno questo per infangarci? Che razza di persone bisogna essere per cercare di spillare soldi approfittando della morte di un figlio? Mi fate schifo, andate a lavorare“.








