Chiamarsi Bomber ha intervistato il grande Alessandro Del Piero, vera e propria icona della Juventus e del calcio italiano. Il founder di Chiamarsi Bomber Riccardo Russo e l’influencer Lisa Offside gli hanno fatto 10 domande a cui l’ex attaccante della Nazionale ha risposto.
Del Piero sbarca su Nemesis
Si parte dal metaverso di The Nemesis, innovativa piattaforma che unisce gaming ed entertainment sfruttando la realtà virtuale e la realtà aumentata: “La tecnologia mi ha sempre affascinato – spiega Del Piero – e attorno a me c’è uno staff che mi permette di spaziare anche in questi mondi. Credo sia fondamentale creare anche lì una squadra per andare verso qualcosa di nuovo. L’aspetto imprenditoriale poi mi piace molto, mi piace mettermi alla prova“.
10 domande ad Alex
Poi Riccardo e Lisa sono partiti con le 10 domande:
Hai sempre un posto speciale nel cuore dei tifosi. Ti rende orgoglioso?
“Da ragazzo avevo una videocassetta di Magic Johnson, che chiudeva il filmato con questa frase ‘Giochiamo per vincere, per divertirci e per far divertire’. La connessione con i fans rende tutto più piacevole. Veniamo da anni in cui si è giocato anche in stadi vuoti, dove il trasporto emotivo era diverso. È innegabile che c’è un fattore forte nella connessione tra ciò che accade in campo ed il rapporto con i fans. Io sono cresciuto come un fan del calcio, poi sono diventato quello che sono diventato. Lo sport ha questa capacità unica che include tutti verso una direzione”.
Che consiglio daresti al Del Piero bambino?
“Quello che consiglio ad esempio ai miei figli, è che fino ad una certa età il calcio deve essere puro divertimento. I bambini e le bambine sanno come gestirsi e come gestire le situazioni. Ognuno poi definisce la propria figura all’interno del gruppo e così si cresce insieme e come individui. Non ci devono essere dei vincoli per i bambini. Tramite il divertimento si possono creare giocatori migliori, ci vuole creatività. La mia generazione è cresciuta giocando nel cortile di casa… Oggi è tutto perfetto: il pallone, le scarpe, i campi da calcio ecc, si è perso il senso di affrontare e superare le difficoltà”.
Quanto sono importanti le bandiere nel mondo del calcio?
“Tanto, ma il calcio è cambiato e bisogna gestire questo cambiamento secondo nuovi parametri. Ci sono stati in passato tanti esempi di bandiere, ma adesso anche se un giocatore cambia squadra si deve pensare che è un professionista. Ci sono delle dinamiche che ti portano a rimanere in una squadra per 10 anni oppure per 3”.
Qual è il gol più brutto che hai fatto in carriera?
“La risposta sarebbe ‘Non ne ho fatti di gol brutti (ride ndr)‘, ma non è vero. C’è stato un gol in Champions League, in una giornata fredda in cui ho segnato dopo 2 minuti. Ero davanti alla porta ed era difficile sbagliare. Inizialmente non l’ho presa bene e la palla è rimasta lì, poi per fortuna ho avuto il tempo di correggere il mio errore e ho fatto gol. Sarebbe stato imbarazzante”.
Del Piero oggi: qual è la tua quotidianità?
“Dipende che giorno scegli… Oggi sono stato in palestra poi sono venuto qui; in serata tornerò negli studi di Sky. Io sono spesso con la valigia in mano, sono un esperto di viaggi”.
Punizioni: perché oggi secondo te ci sono meno specialisti?
“È una domanda che ci siamo fatti tante volte, perché in teoria oggi dovrebbero esserci dei vantaggi: la distanza della barriera è sempre rispettata, la qualità dei palloni è più alta ecc. Ovviamente è cresciuto anche il livello dei portieri, però è strano che ci siano meno specialisti. La punizione perfetta? Innanzitutto capire qual è il tuo tiro migliore; capire la distanza dove ci si sente più a proprio agio; si deve esser bravi tecnicamente ovviamente; serve tanto allenamento. Il calcio di punizione era ai miei tempi un qualcosa di speciale, io mi allenavo tutto il giorno…”.
Anche se recentemente Del Piero ha esaltato Raspadori per la sua punizione
Un bomber con cui abbiamo parlato ha un sogno: farsi una pinta con te. Parliamo di Ciccio Caputo
“In realtà Ciccio è già invitato ma devo ancora organizzare. C’era una scommessa di qualche anno fa: se avesse segnato più di 20 gol lo avrei invitato. L’ha fatto e quindi gli devo una cena”.
[tiktok url=”https://www.tiktok.com/@chiamarsibomber/video/7209296190825975045″]Tu guardi molto al futuro. Puoi spoilerarci qualche tuo progetto?
“C’è l’Academy, c’è il ristorante c’è il brand di occhiali, ci sono diverse situazioni in cui sono presente, e altre realtà molto giovani su cui sto lavorando con grande intensità ed entusiasmo. Viviamo in un mondo che si muove in modo talmente veloce che va bene avere un programma, ma bisogna essere anche flessibile e surfare sulle onde giuste”.
Domande da dribblare
Lisa e Riccardo hanno infine fatto a Del Piero alcune domande scomode, per vedere se è un fuoriclasse anche nelle interviste.
Quando un calciatore viene definito il nuovo Del Piero quanto ti dà fastidio da 1 a 10?
“Zero. Mi dà soddisfazione. Essere preso come punto di riferimento mi dà molta soddisfazione, poi credo che ognuno debba definire il proprio gioco e la propria personalità”.
La cosa che ti piace meno del calcio d’oggi?
“Non saprei. Forse le punizioni per i pestoni sui piedi. A volte sono giuste, ma a volte fanno parte del gioco”.
Capitolo padel: un compagno che si crede forte ma in realtà è scarso?
“Ce ne sono tanti, ma io non sono ancora a quel livello, gioco solo da 6 mesi. A padel bisogna sempre dire di esser forti. Il mio colpo migliore? È che non ho punti deboli”.
Senza fare nomi, l’outfit peggiore che hai visto?
“Ne ho visti tanti. Delle volte ci sono certi giocatori Nba che… Basta guardare una partita e vedere i giocatori che arrivano al palazzetto. L’Italia è la patria della moda, il gusto di vestirci noi ce l’abbiamo innato”.
4 dicembre 1994, Juve-Fiorentina: ti ricordi quel gol al volo?
“C’è sempre una dose di fortuna in quel che si fa, soprattutto in certi gesti. L’idea è la bellezza di quel gol, poi l’esecuzione è stata la conseguenza. Volevo colpire la palla così per superare Toldo, poi in una partita in cui eravamo sotto 2-0 ha significato tantissimo per noi”.
5 novembre 2008, la doppietta al Bernabeu
“Il merito di quella vittoria è di tutti, poi ovvio che chi segna ha i riflettori puntati, ma in una partita ci sono 90 minuti, ci deve essere una squadra, un’identità. Quella squadra lì ha avuto diversi alti e bassi, in quel momento era un alto.”.








