L’alcolismo è un vortice in cui è facile cadere, ma da cui è estremamente difficile uscire. E Freddy Guarin, ex centrocampista protagonista di buone stagioni anche con la maglia dell’Inter, in quel vortice di dipendenza ci è caduto in maniera pesante, e solo grazie alle cure e all’aiuto di professionisti ne sta finalmente uscendo.
Il colombiano, in una lunga intervista rilasciata alla rivista Semana, ha raccontato il suo drmma personale, fatto di momenti di buio e di difficili tentativi di risalita.
Guarin e un incubo chiamato alcolismo
L’ex centrocampista è partito dalla fine, parlando di come ora il peggio sia finalmente passato: “Ora sono felice, non lo cambierei per nulla al mondo. Vivo giorno per giorno. Voglio davvero poter vivere una vita normale, calma e pianificata. Oggi sono completamente in pace e desideroso di vivere la vita di una persona normale, una persona che si alza, si allena, lavora, torna a casa la sera e si riposa“.
“Quando mi sono ritirato dal calcio e soprattutto dal modo in cui mi sono ritirato, che non era appropriato, mi è rimasta la sensazione: cosa faccio adesso? Per 20 anni il mio obiettivo è stato dedicarmi al calcio ed è quello che so fare. Inoltre, non mi ero preparato per altre cose. Sono rimasto impotente e ho preso decisioni che non erano buone. Ho dovuto imparare. Torno indietro per ricordare le cose brutte che ho fatto, andare avanti e continuare a vivere la vita migliore.
Anche dalle foto che postava sui social nel suo periodo più difficile, si intuiva che la sua situazione non era delle migliori: “Ad un certo punto ho dovuto spiegarlo. Non è un obbligo, ma ci sono persone che nutrono un affetto enorme per Guarín. Famiglia, tifosi, club. La verità è che mi sono lasciato distrarre. La mia decisione è stata quella di aggrapparmi all’alcol, ho commesso molti errori, ho preso decisioni sbagliate, ho ferito molte persone, ho fatto stare male i miei cari, la mia cerchia di amici e la mia famiglia. L’alcol è sempre stato il peggior fattore scatenante per tutto ciò che vedevi“.

“Se sono un alcolizzato? Al cento per cento. Sono un alcolizzato e lo ammetto. Sono un tossicodipendente in via di guarigione. Ricordo cosa non è stato fatto bene, cosa è stato fatto male. L’apprendimento è una grande motivazione. Sono stato un alcolizzato per diversi anni. Quando ho lasciato il Millonarios è stato il punto più basso che ho toccato, ho toccato il fondo della mia dipendenza. Non lavoravo più, avevo perso la mia dignità, la fiducia delle persone care e la cosa più importante e preziosa che ho, ovvero i miei tre figli. È arrivato un punto in cui non potevo più continuare così. Ho dovuto chiedere aiuto, lo avevo già fatto diverse volte, ma avevo sempre una ricaduta. Ho dovuto arrendermi e chiedere aiuto ad alcuni professionisti con cui sto lavorando e poter rimediare a tante cose che non erano state fatte bene. Riacquistare la fiducia mia, dei miei figli e dei miei parenti”.
Alcuni colleghi ed ex compagni gli sono stati vicini in questo periodo durissimo: “Mi sono stati accanto Falcao, James, Juan Fernando Quintero, Ospina, Cuadrado, Zanetti, Córdoba e altri che erano lì saldi e bravi in quei momenti bui. Erano disponibili ad aiutarmi”. Ma c’è anche chi gli ha voltato le spalle: “Altri, senza dire una parola, se ne sono andati. Non erano amici“.
Chiamarsi Bomber è ora su Whatsapp, iscriviti subito al canale! CLICCA QUI!








