L’Atalanta può credere (anche) nello scudetto? La risposta di Gasperini

Dal rischio retrocessione in Serie B alla vittoria dell’Europa League. In meno di dieci anni è cambiato tutto per l’Atalanta, che è passata dal 17° posto in campionato nella stagione 2014/2015 al primo trionfo europeo della sua storia. Con in mezzo quattro qualificazioni in Champions. Una metamorfosi incredibile, che ha elevato i nerazzurri da squadra provinciale al livello delle big. Una trasformazione che ha soprattutto un artefice: Gian Piero Gasperini. Il tecnico piemontese, alla Dea dal 2016, ha risposto – in un’intervista a La Gazzetta dello Sport – a chi ora sogna addirittura lo scudetto

Gasperini: “Tra noi e lo scudetto c’è un abisso. E devi perdere tanti soldi, non possiamo permettercelo”

Gasp ne ha parlato così: Per lo scudetto mancano 25 punti, un abisso. Lo scudetto si vince sopra i 90 punti, due volte ne abbiamo fatti 78, quest’anno se va bene chiudiamo a 72. Finora il nostro target è stato quello. Aggiungere 15 punti non è poco, anche con qualche sconfitta in meno. Oggi per fare il salto di qualità e vincere, devi perdere a livello economico. L’Atalanta non può permetterselo. Noi i giocatori li vendiamo e se vendo un Koopmeiners, non è facile trovarne un altro. Vendendo non ti rinforzi, al massimo riparti. Le squadre che vincono gli scudetti aggiungono, non tolgono, a gruppi già forti”.

“Io non trasformo i giocatori: diventano forti, se sono forti”

A Gasperini è stato anche chiesto come riesca a portare giocatori buoni a un livello superiore: “Il segreto è che sono bravi. Io tiro fuori quello che hanno dentro, non posso trasformarli, non aggiungo nulla. Diventano forti, se sono forti. Fondamentale il lavoro mentale. Devi essere convincente. Se il ragazzo si convince, sei a posto. Magari ci metti dei mesi, poi scatta qualcosa. L’esempio più eclatante è Lookman: oggi è un top, ma non lo era. Era forte, ma viveva di spunti e spariva dalle partite. Anche dagli allenamenti. Ci ho lavorato con la pazienza dell’artigiano. Quello che ha fatto nelle ultime settimane dà il senso della maturazione: si fa dare la palla, partecipa al gioco, lega con i compagni”. 

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