Non è stata una nottata tranquilla, quella passata da Luciano Spalletti. Sarà stata l’adrenalina ancora in corpo dopo il pareggio in extremis rimediato contro la Croazia, che ha sancito la qualificazione dell’Italia agli ottavi di Euro 2024, oppure lo strascico polemico della conferenza post gara. Sta di fatto che il commissario tecnico alle due di notte si è trovato costretto a fare una telefonata per un sacrosanto chiarimento. Il retroscena svelato dalla persona all’altro capo del telefono.
Spalletti e le scuse alle 2 di notte
La conferenza stampa post Croazia-Italia di Luciano Spalletti non è stata proprio tranquillissima, con un paio di domande che hanno stizzito e non poco il ct degli Azzurri. Una in particolare, riguardante il presunto patto tra ct e squadra, formulata dal giornalista de Il Sole 24 Ore Dario Ricci, ha scatenato la reazione piccata del tecnico. Colpa di un malinteso, o meglio, di un’interpretazione sbagliata da parte del commissario tecnico. Nella notte tedesca è arrivata poi la telefonata chiarificatrice, come svelato proprio dal diretto interessato, il giornalista del noto quotidiano economico-politico.
Scrive Ricci su Il Sole 24 Ore, raccontando la telefonata notturna:
“Pronto Dario? Sono Luciano…“: niente di straordinario, così iniziamo migliaia di telefonate. Solo che questa arriva sullo smartphone di chi sta scrivendo verso le 2 di notte, nella pancia della Red Bull Arena. Mentre ancora carichi di adrenalina per le emozioni appena vissute durante un’Italia-Croazia a dir poco intensa, si stanno chiudendo servizi e pezzi per la mattina. Dall’altra parte della metaforica cornetta proprio quel Luciano lì, lo Spalletti commissario tecnico della Nazionale. Adrenalina. Tanta, forse troppa, e forse pure è giusto così, in circolo durante la serata. Adrenalina che porta il cronista a condividere, con una domanda rivolta proprio al ct durante la conferenza stampa, una sua personale convinzione di questi giorni“.
E la domanda incriminata era proprio quella riguardante un presunto “patto” tra squadra e ct, con cui però il giornalista, a suo dire, voleva intendere altro:
“Non una diminutio del ruolo di allenatore, ma anzi l’esaltazione di quello di commissario tecnico, che ascolta, medita e magari è anche disposto quindi a modificare le proprie idee iniziali per approdare al risultato finale (che è poi appunto arrivato). Un convincimento personale che magari il cronista in questione espone in modo diretto e allusivo, usando per sintesi il termine ‘patto’ riferito proprio a questa Santa Alleanza Calcistica tra il tecnico e il gruppo-squadra“.
Al chiarimento finale ci ha pensato il presidente federale:
“Fortuna ha voluto che seduto a fianco del suddetto cronista, durante quella stessa conferenza stampa, ci fosse il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina in persona, che in questo piccolo e infine pure simpatico melodramma calcistico è stato il Grande Mediatore, confrontandosi con il giornalista e aiutando così il ct a meglio interpretarne (seppur, per ovvie ragioni, a posteriori) parole e intenzioni. Da qui, appunto, si è arrivati a quello squillo e a quel breve e cordiale colloquio telefonico nel cuore della notte: qualche minuto in cui il ct ha chiesto scusa per il tono e qualche parola scappata ben oltre la linea del fuorigioco; scuse accolte ma neppure necessarie dal punto di vista del cronista”.
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