In un’intervista Matias Soulé si è messo a nudo raccontando la sua nuova vita nella capitale e svelando i retroscena che lo hanno portato dalla Juve alla Roma per 30 milioni, 26 di fisso più 4 di bonus.
In lacrime per la Roma e folgorato da De Rossi
Dopo una stagione brillante con il Frosinone in cui, nonostante la retrocessione, il giovane talento argentino è riuscito a segnare 11 gol in 36 partite, emergendo come il leader della squadra a soli 20 anni, Soulé è rientrato a Torino, ma solo per pochi giorni. Diversi club hanno subito mostrato un forte interesse per lui che non ha mai avuto dubbi sul suo futuro.
La Roma rappresentava la piazza ideale per rilanciarsi e proseguire la sua carriera: “I Friedkin mi hanno voluto fortemente, ho subito capito la loro ambizione per questo club e dove vogliono portarlo – ha dichiarato al Corriere dello Sport -. E ora sono qui, in ritiro con la mia nuova squadra e non potevo chiedere di meglio. Volevo così tanto giocare nella Roma che avevo le lacrime al pensiero che non andasse in porto. C’è stato un momento in cui la trattativa stava per sfumare: ho pianto. Essere qui è meraviglioso. La trattativa è stata lunga, avevo l’ansia che non si concretizzasse, ma tutto è andato per il meglio.”
A Roma è stato accolto da De Rossi, uno dei più influenti per la sua scelta: “Ho parlato più volte con lui durante la trattativa e devo dire che non parla solo spagnolo, ha anche un ottimo accento argentino. Mi ha raccontato la Roma, di come si vive il calcio qui e durante questo ritiro è stato eccezionale. Io stravedo per lui. Mi chiede di essere Soulé. Un giocatore imprevedibile in avanti, libero di muoversi e inventare negli ultimi venti metri. Devo fare la giocata, dare fantasia insieme agli altri attaccanti e buttarla dentro”.
Il rapporto con l’idolo Dybala
Fondamentali per la sua scelta sono state anche due vecchie conoscenze della Juve, argentini come lui, Leonardo Paredes e Paulo Dybala, il suo idolo: “Per me è un fratello maggiore, una guida non solo nel calcio ma anche nella vita. Quando ero più piccolo, lo vedevo come un mostro sacro, un giocatore a cui non riuscivo ad avvicinarmi perché ero in soggezione. Poi abbiamo cominciato a conoscerci, siamo entrati in sintonia e abbiamo stretto un buon rapporto alla Juventus. Ricordo che una volta chiese alla panchina di farmi entrare perché voleva giocare con me almeno una volta prima di lasciare la Juve. Rieccoci insieme”.
L’addio alla Juve
Ecco, la Juve, la società che prima di tutti aveva puntato su di lui, prelevandolo dal Velez quando aveva 16 anni, e che all’improvviso aveva deciso di scaricarlo, lasciandolo nello sconforto: “L’addio è stato un tasto un po’ dolente, soprattutto per i primi mesi del 2024. Non pensavo di lasciare la Juve, anzi, ero concentrato a giocare bene con il Frosinone per meritare una maglia. A gennaio sono venuto a sapere che mi stavano cedendo a un club arabo, ma io non avevo alcuna intenzione di andarci anche se ormai mi era chiaro quale sarebbe stato il mio futuro. Ne sono rimasto deluso perché pensavo di poter giocare per la Juve, ma poi me ne sono fatto una ragione. Voglio dimostrare di valere i 30 milioni che la Roma ha speso per me” .
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