Lele Adani si racconta ai microfoni di “OnePodcast“: le sue parole tra vita, calcio e passioni.
Sugli esordi della carriera
“Ho cominciato in una squadra di paese che aveva la Prima Squadra tipo in Promozione. Inizialmente non sognavo di fare la Serie A, poi però più passava il tempo e più vivevo il calcio. Non sognavo di diventare famoso, volevo proprio vivere di calcio e basta. Questo ovviamente mi ha portato a fare rinunce, ma non mi sono pesate: la mia priorità era giocare. Ai giovanissimi mi hanno notato e un giorno mio padre ci ha detto: ‘Daniele va al Modena, Simone al Bologna’. Da lì i nostri percorsi sono cominciati”.
Sulle paure e difficoltà
“L’unico giorno in cui ho avuto paura di non farcela è stato l’esordio tra i professionisti nell’ottobre del 1991, avevo 17 anni. Era tutto troppo: compagni, richiami, tifosi, adrenalina. Non mi sentivo all’altezza. Quando è cominciata la partita non vedevo l’ora che finisse. Non ho fatto una grande gara, ma la gente mi ha applaudito perché ero giovane e ne avevo bisogno. Ero molto teso e mi sono sentito inadeguato. Il peggio è arrivato all’esordio in Nazionale nel 2000. Dovevo giocare di fianco a Maldini, che per me era idolo e leggenda. Pensavo di non essere come lui e non aspettavo altro che finisse la partita”.
Sulla Coppa Italia vinta con la Fiorentina
“Vinta la Coppa Italia siamo tutti contenti, andiamo a fare festa in un ristorante di Firenze con la coppa. Rimaniamo lì con famiglie e amici fino alle 2 o 3 di notte. C’è superficialità nella gestione della Coppa. Io poi l’ho presa e l’ho portata a casa. Ho chiamato la mia amica e siamo stati a casa con la Coppa in mezzo a noi, poi potete immaginare. Il giorno dopo ero pieno di messaggi di persone che mi chiedevano che fine avesse fatto la coppa. Io con tutta calma l’ho riportata, bella pulita. Quello però per me fu un momento magico: è stata una cosa pazza che forse allora si poteva fare, adesso sarebbe impossibile”.
Sul rapporto con Vieri
“Eravamo avversari, poi all’Inter ci siamo conosciuti. Lo ritengo una persona molto intelligente, dotata di un’umanità che non mostra. Le sue bambine hanno tirato fuori il suo lato più bello e questo è fantastico. Alle volte il suo silenzio, nel suo tormento interiore, fa trapelare anche una riflessione volta al bene. Bobo è davvero una persona di grandi valori ed immensa dolcezza non manifestata.
La Bobo Tv? Nasce col Lockdown, poi andiamo su Twitch. A un certo punto Bobo mi dice che vuole fare un qualcosa di unico con me, poi mettiamo dentro Ventola e Cassano. La cosa comincia bene e si evolve meglio, viene fatta anche la canzone. Andiamo a teatro e rendiamo la Bobo Tv una cosa di tutti, poi è cambiato qualcosa. Lui voleva cambiare format, ma purtroppo non ce lo ha detto. Non è mai stato un discorso di soldi. Si è rovinata una bella situazione, ma se ora lui mi chiedesse di vederci accetterei senz’altro: perché non dovrei? Io sarei disposto ad ascoltarlo, ma lui ascolterebbe me?”.
Sulle persone di calcio
“Mi sento molto vicino Fabio Rossitto, che ha giocato con me alla Fiorentina. L’altro è Matías Almeyda. Io ho tre, quattro, cinque persone e per loro mi butterei nel fuoco: De Zerbi è uno di questi e anche Silvio Baldini. Cassano e Ventola sono due ragazzi molto diversi da me per forma e conduzione di vita, ma abbiamo gli stessi valori”.
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