Il dirigente toscano ha raccontato di essere da sempre tifoso della Juventus grazie al papà e ha rivelato che se non avesse lavorato nel calcio avrebbe aperto un bar dello sport. “La Juve è un punto d’arrivo, il massimo”, ha confessato senza mezzi termini ma ha parlato bene anche di Aurelio De Laurentiis.
Come ha fatto la Juve a spendere col bilancio in rosso?
Ieri è stata resa pubblica la semestrale da Exor che evidenzia una perdita da 200 mln di euro, ma Giuntoli al Corriere della Sera ha spiegato che era tutto calcolato: “Non c’è alcun trucco. Bisogna solo fare i conti, e tener presente la prospettiva di cinque anni. Prima potevi avere un giocatore, faccio un esempio, che guadagnava tredici milioni di euro lordi, ora ne hai uno che hai pagato 10 milioni ma che di stipendio pesa meno di un quinto: alla fine, tra ingaggio e ammortamento, risparmi oltre 30 milioni di euro. E così via, per tante operazioni fatte quest’anno. Non c’è nessun metodo Giuntoli: dovevamo abbassare il monte ingaggi e l’età media della rosa. E l’abbiamo fatto”. Il capo dell’area tecnica bianconera ha poi parlato del rinnovo di Vlahovic e del suo rapporto con Allegri.
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Il rinnovo di Vlahovic e Allegri
Il contratto dell’attaccante serbo scade a giugno 2026, ma Giuntoli non è preoccupato: “Un calciatore come lui con prospettive ancora importanti non può mai essere un problema, il rinnovo è un obiettivo, lo faremo. Un giocatore che vale tanto e guadagna tanto per noi rappresenta un patrimonio“. Il dirigente poi dice di non mentire mai ma di omettere e a tal proposito preferisce glissare su Allegri: “Di lui non parlo“, a testimonianza che il rapporto tra i due è ormai compromesso. Poi sul grande rimpianto Calafiori: “È un rimpianto per tutto il calcio italiano, non della Juventus. Bisogna interrogarsi sul fatto di non aver avuto la forza di tenere in Italia un giocatore della sua portata. Le grandi squadre hanno preso tutte un difensore, non lui”. E sul piano B se fosse saltato Motta rivela che seguiva un allenatore straniero che allena in Europa. Poi il discorso è finito sul Napoli…
Il Napoli e Osimhen
Inevitabile non citare il suo trascorso partenopeo: “Ci ho messo quattro mesi per portare Osimhen a Napoli. Andava forse venduto prima, ma Aurelio (De Laurentiis, ndr) è un imprenditore intelligente e astuto. Gli devo tanto, gli voglio bene”.












