Elena Mirandola (CEO Como Women): “Il livello del calcio femminile è sempre più alto. Il Como Women con Mercury/13 punta ad essere un modello di successo per gli altri club”

Queste le parole precise ed ambiziose di Elena Mirandola, amministratrice delegata di F.C. Como Women, il club di calcio indipendente della Serie A femminile.

Proprio la settimana scorsa Giorgio Chiellini ha annunciato il suo investimento in Mercury/13, diventando il primo calciatore maschile di rilievo a sostenere il calcio femminile attraverso un gruppo di proprietà multi-club.

Com’è iniziato il suo percorso con il Como Women e perché ha deciso di accettare questa sfida?

“La mia avventura col Como Women è iniziata in maniera molto particolare. Mi sono svegliata una mattina di aprile ed ho trovato l’annuncio della proprietà per il ruolo di CEO su Linkedin. Appena ho letto la job description, ho pensato che potesse essere il ruolo perfetto per me. Una volta superata la fase di selezione, ho conosciuto l’intera proprietà e mi sono innamorata subito di questo progetto.

Sicuramente l’inizio del mio percorso è stato originale. La società voleva un processo innovativo e aperto a profili che potessero portare un diverso punto di vista nel mondo del calcio, d’altronde qui la mentalità imprenditoriale è molto aperta“.

Cosa significa per il Como Women far parte finalmente del mondo professionistico? Cosa è cambiato rispetto a prima in società e tra le giocatrici?

Abbiamo giocatrici di calibro maggiore rispetto a quelle che abbiamo avuto negli anni scorsi. Abbiamo alzato molto il livello anche in termini di staff tecnico e medico: la proprietà ha raddoppiato il budget dedicato a mister, preparatore atletico, nutrizionista e collaboratori vari. Abbiamo investito anche nell’acquisto ed installazione di una palestra specifica per permettere alle ragazze di dare il massimo.

In generale, il livello si sta alzando in tutte le squadre. Molti club hanno cambiato lo staff tecnico con l’obiettivo di alzare lo standard qualitativo. L’intero contesto sta crescendo in maniera repentina: se il calcio maschile ha raggiunto questi livelli dopo decenni, nel professionismo femminile tutto è esploso velocemente e in modo importante negli ultimi due anni”.

Come procede la stagione del Como Women?

“Il campionato di Serie A è iniziato 3 settimane fa. Siamo molto soddisfatte dei risultati, anche perché abbiamo concluso gli ultimi acquisti la scorsa settimana. Ci sono giocatrici importanti che sono appena entrate in squadra. Fino ad un mese fa non eravamo una rosa completa, quindi serve ancora po’ di rodaggio ma siamo assolutamente sulla strada giusta.

All’esordio abbiamo vinto 1-0 contro il Milan, mentre nella seconda giornata ce la siamo giocata alla pari con la Juventus: fino all’intervallo eravamo in parità e le nostre ragazze hanno veramente dato l’anima in campo. C’è molta passione e resilienza, che poi sono i valori anche del nostro club; queste calciatrici giocano davvero come se fosse l’ultima partita della loro vita. Anche alla terza giornata contro la Roma è stata una vera e propria battaglia: i presupposti per la stagione sono ottimi”.

Quali sono i prossimi obiettivi del Como Women a livello sportivo? Ci sono giocatrici in particolare che vorrebbe nel suo team?

“In questo momento abbiamo una rosa di cui siamo assolutamente soddisfatti, ci sono tutti i presupposti per portare avanti i nostri obiettivi stagionali. Non ci nascondiamo: vogliamo posizionarci fra le top 5 della Serie A.

In rosa abbiamo il giusto mix tra atlete più giovani e atlete più mature dal punto di vista sportivo, come ad esempio Ramona Petzelberger, centrocampista tedesca che proviene dal Tottenham e che può darci una grossa mano in termini di esperienza e mentalità”.

Quanto è importante il settore giovanile per il Como Women?

“Ad oggi il nostro settore giovanile conta circa 120 tesserate: Primavera, under 17, under 15 e under 13. Il settore giovanile del Como Women è abbastanza importante da un punto di vista numerico, grazie anche alle nostre strategie di scouting che hanno l’obiettivo di coinvolgere sempre più ragazze di elevato potenziale. Vogliamo investire molto in questo settore, come dimostrano anche le figure di rilievo presenti nel nostro staff.

Abbiamo inoltre le categorie delle più piccole, a cominciare dai 7 anni. Questo perché teniamo molto a costruire una cultura calcistica fin dalla più tenera età. Uno dei principali ostacoli? Le famiglie, che per abitudine in Italia tendono ad iscrivere le proprie figlie di 7-8 anni ad altri sport: in questo senso, c’è da fare ancora un importante lavoro culturale”.

Da che cosa deriva il nome della proprietà Mercury/13 e perché ha deciso di investire sul calcio femminile?

“Il nome deriva da una missione di donne nello spazio organizzata dalla Nasa nel 1961. La missione era rivolta a volontari che avevano il desiderio di partecipare a questo progetto. Da qui sono emerse 13 donne, risultate fisicamente e tecnicamente idonee per partecipare a questa spedizione. Purtroppo però, questa missione non c’è mai stata per loro: esse sono state escluse in quanto donne. Se nello spazio ci fossero andate anche loro, la storia sarebbe stata diversa. Il nome Mercury/13 è proprio in omaggio a loro.

I due Co-Founder sono una donna e un uomo. Victoire Cogevina Reynal è una grande visionaria nel mondo del calcio, ha rappresentato anche diversi giocatori latino-americani; lei ha intercettato questa crescita del calcio femminile. Mario Malavé invece porta la sua esperienza nel mondo del business e degli investimenti. Si tratta quindi di due figure molto complementari nella gestione della proprietà”.

Quali sono i prossimi passi del progetto Mercury/13 al di fuori del Como Women?

“L’obiettivo è quello di acquisire una squadra per ogni paese in cui c’è una ‘Major League’: la proprietà Mercury/13 vuole quindi acquistare un club in Germania, Francia, Spagna e Inghilterra. Vogliamo avere un portafoglio di 5 squadre europee nei prossimi 2 anni.

Chiaramente, vogliamo creare un sistema che possa essere replicabile e sostenibile anche per altri contesti all’estero. Stiamo imparando tanto con il Como Women e capendo cosa può funzionare e cosa meno: vogliamo essere di successo anche in altre realtà calcistiche”. 

Due anni fa c’erano 91mila spettatori al Camp Nou per Barcellona-Real Madrid di Women’s Champions League. Come può arrivare anche il calcio italiano femminile ad avere quel appeal?

“I problemi in Italia derivano spesso dagli stessi limiti che ci autoimponiamo e dalla tendenza a vedere il bicchiere mezzo vuoto. Tutto ciò rallenta la crescita del settore e la proiezione verso il futuro, a differenza di quello che succede all’estero. Paesi come l’Inghilterra possono aiutare a darci una visione di quello che potrebbe accadere anche qui: non siamo ancora a quel livello in termini di strutture, ma non significa che non possiamo arrivarci”.

Ci sono altre squadre italiane che, come noi, stanno credendo molto nel calcio femminile. Dobbiamo fare fronte comune e costruire una base che ci porterà in automatico ai livelli che ammiriamo in altri paesi. Anche in Italia ce la possiamo fare, ma dobbiamo investire e crederci tutti insieme“. 

Negli Usa si è raggiunta la parità salariale tra gli atleti della Nazionale maschile e quella femminile di calcio. Quanto sarebbe importante anche in Italia raggiungere questo obiettivo?

I calciatori uomini prima o poi dovranno accettare che i loro stipendi non sono più allineati con le esigenze e gli economics dei club. Quanto imparato nel calcio maschile, ci dà però la possibilità di imparare a gestire questo aspetto al meglio nel femminile”.

Al momento, il gap è senza senso: la calciatrice che guadagna di più in Italia percepisce circa 250.000 euro all’anno, chiaramente è una cifra molto diversa rispetto ai più forti giocatori uomini. In ogni caso, sono sicura che prima o poi si alzeranno gli ingaggi delle calciatrici, a seconda ovviamente delle disponibilità economiche dei vari club. Determinanti saranno anche gli sponsor commerciali che crederanno in questa crescita e decideranno di investire sulle calciatrici, così da aiutarci ad aumentare i loro stipendi. Ma l’intero movimento deve crescere da questo punto di vista, sia in termini di diritti tv che di biglietti allo stadio. Gli stipendi della nazionale? Una diretta conseguenza di ciò che avviene nei club”.

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