Chiellini, Buffon e Cannavaro in coro: “In Italia il calcio è arretrato. Giovani in primavera fino a 19 anni…”

Nell’Aula Magna Santa Lucia dell’Università di Bologna, si è tenuto il convegnoStati Generali del calcio: il libro bianco, tavola rotonda attorno alla quale le maggiori istituzioni del nostro sistema hanno discusso del calcio di oggi e dei settori giovanili.

“I giovani non giocano più a calcio”

Il primo a prendere la parola è stato Fabio Cannavaro: “Il tema del settore giovanile è un tema complicato perché oggigiorno si parla di strutture inadeguate e di mancanza di istruttori qualificati, ma io mi allenavo per strada e questo mi aiutava tanto. Prima si passavano le ore a toccare ‘l’attrezzo’: mi ricordo che prima di andare a scuola giocavo a pallone, ma anche durante la scuola si giocava a calcio durante educazione fisica. Appena uscito dall’aula andavo a scuola calcio. In pratica toccavo il pallone duemila volte al giorno. È un tema delicato. Va considerato anche che in Italia si fanno meno figli e questo influisce sicuramente sulla selezione dei giovani. Infine negli anni c’è stata una cattiva informazione sul calcio e quindi la gente un po’ si è distaccata e oggigiorno i giovani praticano altri sport”. 

“L’Italia non è più la migliore”

Dal 2015 al 2021 Cannavaro ha allenato in Cina: “Cosa possiamo imparare dal calcio asiatico? Non siamo secondi a nessuno, perché se ripensi alla nostra storia, a livello di Nazionale abbiamo vinto quattro mondiali e abbiamo perso due finali contro il Brasile. Io mi sono reso conto che grazie al calcio, che mi ha dato tanto, dovevo approfittarne per andare in giro a fare altre esperienze, per imparare nuove lingue. Fino ai 37 anni non parlavo inglese e dopo l’esperienza in Spagna (al Real Madrid, ndr) ho iniziato a parlare la mia prima seconda lingua. Sicuramente il fatto di poter parlare altre lingue mi ha dato una visione diversa del lavoro e mi ha permesso di fare esperienze in paesi diversi”.

Poi l’ex capitano dell’Italia prosegue: “Sono state bellissime esperienze a Riad (da allenatore dell’Al-Nassr, ndr) e in Cina dove mi sono dovuto adattare a culture, lingue e tradizioni diverse. È stata un’esperienza fantastica, non da calciatore perché ormai avevo smesso, ma a livello umano è stata un’esperienza importante per me e per la mia famiglia. I miei figli oggi riescono a stare in qualsiasi posto, riescono ad adattarsi in qualsiasi situazione. Ho vissuto in posti dove la città più piccola aveva sei milioni di abitanti. Sono esperienze. Io l’ho capito tardi ma l’ho consigliato a tutti i miei ex colleghi come anche a Giorgio e a Gigi (Chiellini e Buffon, ndr). Noi siamo un paese fantastico ma ci siamo fermati, non solo dal punto di vista calcistico. Ci siamo fermati sotto tanti punti di vista e ed è un peccato, perché pensiamo ancora di essere più belli, più bravi e più intelligenti ma poi viaggiando ti rendi conto che ci sono delle realtà che ci hanno superato”.

“Inter favorita per lo scudetto. Bastoni il mio erede”

Chiosa finale sul Napoli e sulla lotta allo scudetto: “Lo dirà il tempo se potrà vincere lo scudetto. Sicuramente è una squadra forte. Io l’ho sempre detto che il Napoli era candidato al tricolore, anche se l’anno scorso è arrivata a -40 punti dall’Inter. La squadra nerazzurra resta molto forte: in estate hanno preso giocatori importanti e hanno un allenatore bravo, sicuramente lotteranno fino alla fine. Anche la Juve è una squadra che ha speso tanto, con un allenatore giovane che ha idee. Però l’Inter ha qualcosa in più delle altre. Sarà sicuramente un campionato divertente, ma ora siamo ancora all’inizio quindi inutile fare profezie. Chi è il nuovo leader difensivo della Nazionale? Per esperienza e ruolo dico Bastoni“.

Subito dopo ha parlato Buffon…

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“La fuga dei talenti non è un problema”

Gigi Buffon, capo delegazione della Nazionale italiana, ha parlato della carenza di talenti nel Bel Paese, molti dei quali scappano giovanissimi all’estero: “In un mondo ormai estremamente globalizzato, il problema non dipende neanche più dal fatto che il ragazzo cresca in Italia, nel tuo settore giovanile, oppure se gioca all’estero. Quando vedo Calafiori all’Arsenal, Donnarumma al Psg o Vicario al Tottenham mi rendo conto che se ne avessimo venti così saremmo competitivi ai massimi livelli. Eppure nessuno di loro gioca in Italia. Credo che la difficoltà sia quella di creare individualità di spessore, individualità di livello assoluto come c’erano prima. E ci sono ancora anche adesso, seppur in numero minore. Quindi alla base di tutto ciò credo che, come ha detto Fabio, mancano i maestri di calcio e i formatori. Come c’erano quando eravamo noi ragazzi”.

“Mi ispiro ad Ancelotti”

Poi l’ex portiere della Juventus spiega come si trova nel suo nuovo ruolo in Azzurro: “Non riscontro grosse difficoltà, ho sempre imparato dai migliori come Carlo Ancelotti che ha sempre detto ‘Io sono l’allenatore, tutti lo sanno ma a me non piace stare sopra il gruppo, ma mi piace stare nel gruppo‘. Questo è quello che penso sia il significato di condividere un percorso, un’esperienza insieme a dei ragazzi. In mezzo a questo cammino paritario, non ci sono particolari gerarchie o perlomeno non si fanno pesare. È giusto che i ragazzi sappiano che ci sono dei riferimenti che hanno delle responsabilità maggiori e hanno dei compiti ben precisi. Però la cosa fondamentale, secondo me, è creare immediatamente empatia con i ragazzi e trovare una chiave e un linguaggio comune per poter dialogare con loro, per poterli fare fidare di te e poterli far confidare anche le cose più delicate. Questo è l’unico modo che conosco per poter essere me stesso e poter dare il meglio di me”.

Infine super Gigi scherza sul suo record di presenze in Nazionale “scippato” a Cannavaro: “La vita spesso e volentieri riporta sempre la bilancia in pari. Io ho fatto la mia prima partita in un in uno spareggio per andare al mondiale e ci ci andammo e ho fatto la mia ultima partita in uno spareggio per andare al mondiale e non ci siamo andati”.

In chiusura ha parlato anche Giorgio Chiellini…


“A 16 anni i giovani dovrebbero già giocare nel calcio professionistico”

L’ex capitano bianconero critica il sistema delle Primavere: “Abbiamo settori giovanili che vanno dai tredici ai diciannove anni, con giocatori che arrivano fino ai venticinque (i fuori quota ndr), che ha veramente poco senso. Questa è un’attività di base che dovrebbe andare dai sei ai tredici anni, poi va fatta esperienza in Serie A, B o C. E qui la federazione deve lavorare tanto a livello di strutture e a livello di formazione. Allenatori e dirigenti che lavorano quotidianamente e ripetutamente coi giovani vanno aiutati con corsi di aggiornamento in presenza,  non solo con dei corsi online, perché va seguito un percorso di crescita che poi va a cascata su quella che è la formazione tecnica dei ragazzi. Se riusciamo a gestire meglio questo numero immenso di giocatori è più facile che raggiungano un certo livello tecnico e umano. Credo che le istituzioni del calcio e la politica siano all’oscuro di queste difficoltà che si riscontrano nelle infrastrutture e nella formazione dei giovani calciatori”.

Il dottor Chiellini

Poi Chiellini ha spiegato come ha conseguito la laurea in economia e commercio nel 2010: “Non è stato così difficile, perché poi alla fine di tempo ce n’è tanto, soprattutto quando si è giovani e non si ha famiglia. È una questione di volontà. Io l’ho sempre vissuto come un hobby o una sfida. Però non non mi sono mai dato scadenze per un esame. Ci ho messo un po’ di più, soprattutto al master, mentre la triennale l’ho presa abbastanza presto. Inizialmente ho avuto difficoltà perché non riuscivo a seguire le lezioni in presenze per via del mio lavoro. Poi ho trovato un ateneo a Torino all’avanguardia, che mi ha aiutato nel percorso di studio. Sono convinto che lo studio mi abbia aiutato molto anche in campo, nell’affrontare nuove sfide e nel migliorare le performance. E poi è stata una bella soddisfazione anche per la mia famiglia. Sono sempre stato uno studioso, Gigi lo sa, anche troppo nel preparare le partite in maniera minuziosa”.