Maresca: “Solo in Italia si pensa che i giovani siano troppo giovani. Da chi ho imparato? Guardiola e Lippi”

L'allenatore del Chelsea si racconta ai microfoni di Paolo Condò e del Corriere della Sera

Enzo Maresca, attualmente alla guida del Chelsea, si racconta: tra un passato segnato dall’influenza del maestro Guardiola e un presente ricco di soddisfazioni. Dopo aver riportato il Chelsea in Champions ed aver vinto la Conference League, l’allenatore italiano condivide il suo viaggio calcistico e le sue riflessioni sul calcio moderno ai microfoni di Paolo Condò e del Corriere della Sera.

Le parole di Maresca sulla stagione del Chelsea

“Siamo in anticipo di un anno sulla qualificazione alla Champions, me l’avevano chiesta in due stagioni. Per quanto riguarda la Conference, è naturale che il suo appeal sia inferiore alle altre coppe, ma come dissi nella prima riunione, se il Chelsea si era qualificato a quella vuol dire che meritava di giocare quella. Voleva vincerla e ci siamo riusciti.

Questa squadra è giovanissima; l’idea di farmi crescere assieme alla squadra c’è stata, perché ho fatto bene al Leicester e perché vengo dalla scuola di Guardiola, ovviamente. Il Chelsea adesso investe bene, nella direzione in cui va il calcio moderno. Enzo Fernandez e Caicedo sono stati pagati parecchio, ma nessuno ricorda più il loro prezzo per quanto sono cresciuti. Prima si spendeva tantissimo in ultra trentenni che avevano già dato il meglio.

Ora andiamo al Mondiale per Club. Se arriviamo in finale il 13 luglio cosa facciamo? L’unica cosa possibile: la Premier riparte il 17 agosto, noi ci raduniamo il 10 e facciamo una settimana di lavoro normale, come se fosse inverno. Ci metteremo un po’ a tornare al massimo, ma i giocatori hanno bisogno di vacanze. E pure gli allenatori, eh.”


Le parole di Maresca sull’influenza di Lippi

“Ad inizio stagiona evaveamo tanti giocatori. Alcuni sono partiti. Abbiamo fatto delle scelte forti, perché erano tutti ragazzi di qualità ma la rosa andava ridotta. Sulle motivazioni individuali, ho imparato molto da Marcello Lippi: è stato un maestro insuperabile. La capacità che aveva di parlare con ciascun giocatore, entrargli nella testa e motivarlo nella maniera per lui adeguata, che non è mai uguale a quella di un altro, era eccezionale. Cerco di fare come lui. Cerco.”


Le parole di Maresca sul calcio italiano 

“La premessa è che non voglio dare lezioni a nessuno. Detto ciò, la finale di Champions ha fotografato il dominio di una squadra giovane, capace di grandissime giocate tecniche espresse a un ritmo infernale, energia, corsa, pressing, talento offensivo. Luis Enrique ha costruito un Psg spettacolare, nel mio piccolo al Chelsea cerco di fare lo stesso.

L’Inter? Due finali di Champions in tre anni sono un traguardo, non una sconfitta. Inzaghi dev’essere fiero del suo lavoro, anche perché l’ha svolto dentro a un ecosistema diverso ormai dal resto del mondo. Soltanto in Italia si continua a pensare che i giovani siano sempre troppo giovani e che l’esperienza legata all’età sia ciò che ti fa vincere le partite. È una scelta culturale, che ti costa in perdita di energia. Io la vedo così, il calcio italiano non regge più il ritmo delle altre scuole.”