Il fattaccio è accaduto domenica scorsa, una famiglia romana in vacanza a Pescara era in giro in bici sul lungomare quando attratta dal profumo di frittura di mare si è fermata davanti a uno dei tanti localini presenti sulla riviera. Il ristoratore si è subito rivelato ostico chiedendo di togliere le bici da davanti al locale, poi ha negato l’accesso alla piccola Emma di 11 anni “colpevole” di vestire i colori biancocelesti della Lazio. I genitori dapprima hanno sorriso, pensando si trattasse di uno scherzo, poi quando hanno capito che il proprietario era serio, sono andati via descrivendo l’accaduto sui social e facendo diventare la notizia virale.
Il messaggio della Lazio
Il club biancoceleste, venuta a conoscenza della storia, con un post su X ha invitato Emma a Formello, mentre il Pescara calcio ha risposto con un post di scuse. Anche alcuni politici locali hanno chiesto scusa definendo vergognoso l’atteggiamento del commerciante che d’altro canto non si è smosso dalla sua posizione chiosando: “Non ci interessano queste cose”. Una brutta pubblicità per Pescara ma un bel finale per Emma che potrà visitare la casa dei suoi beniamini.
[twitter url=”https://x.com/OfficialSSLazio/status/1940039296787816759″]Da dove nasce la rivalità tra laziali e pescaresi?
Il 30 ottobre del 1977 durante un Lazio Pescara, un gruppo di tifosi abruzzesi venne aggredito dai laziali e derubato di sciarpe, bandiere e tamburi. Due anni dopo gli ultras pescaresi ospitarono il latitante Giovanni Fiorillo, detto Tzigano, l’ultrà della Roma che durante un derby uccise con un razzo il tifoso laziale Vincenzo Paparelli. Oltretutto pescaresi e romanisti sono stati per anni gemellati. Dopo quasi 50 anni la rivalità tra le tifoserie è ancora accesa, ma questo non giustifica l’atteggiamento del ristoratore.








