La rottura tra Luciano Spalletti e la Nazionale Italiana ha lasciato ferite profonde nel cuore dell’allenatore. Un addio amaro, che continua a pesare nella sua vita quotidiana. Tra riflessioni su errori compiuti e l’indomabile senso di colpa, Spalletti si racconta svelando il tormento interiore che lo accompagna.
Un tormento che non lascia pace: le parole di Spalletti
“Non mi passa mai. Mi toglie il sonno, mi condiziona in tutto”, confida Spalletti ai microfoni de La Repubblica. L’addio alla Nazionale si porta dietro un’ombra che oscura anche gli istanti di felicità. “Pensavo di essere felice, ma poi torna in testa quella cosa lì”, ammette con evidente rimpianto. Il tecnico toscano, storicamente capace di infondere una grande personalità nelle sue squadre, si rende ora conto di non aver saputo trasmettere il suo affetto ai giocatori come avrebbe voluto.
“Quando mi hanno proposto di guidare la Nazionale non ci ho dormito due giorni”, rivela l’allenatore, facendo capire quanto fosse profondo il suo coinvolgimento emotivo. Eppure, ora si trova a rimuginare sulle ferite ancora aperte: “La cicatrice sarà dolorosa anche quando avrà fatto il suo percorso di guarigione.”
Spalletti riconosce di aver spinto troppo sulla necessità di sentirsi parte di una squadra, di una nazione. “Il mio errore è stato, all’inizio, pigiare troppo su questo senso di appartenenza,” confessa, forse cercando di ritrovare quella passione che in passato aveva avuto con altri team. “Chiedere di cantare l’inno, di fare un grido di battaglia prima di ogni allenamento” non ha dato i risultati sperati, trasformando un gesto di orgoglio in un peso per i giocatori.
Nonostante il fallimento, Spalletti continua a credere nei giocatori italiani. “Non vi fate fregare da chi dice che siete scarsi,” ha detto alla squadra. “Siete di alto livello”.







