La storia di Matteo Materazzi, fratello dell’ex calciatore Marco, tocca da vicino il mondo del calcio e non solo. La Sla ha improvvisamente cambiato la sua vita, trasformandola in una sfida quotidiana per lui e la sua famiglia. Con poche risorse ma tanta determinazione, sua moglie Maura ha lanciato una raccolta fondi per tentare di costruire una speranza di cura.
Un rapporto difficile, ma ora Marco non lo lascia solo
«In pochi mesi ha perso l’uso delle gambe», racconta Maura. Matteo, noto procuratore di calciatori, ha trovato nel legame ritrovato col fratello Marco un prezioso sostegno, dopo anni di rapporti complicati. Ora, la malattia li ha riavvicinati e Marco si è impegnato a sentirlo ogni giorno, un gesto che riempie di gioia Matteo, sebbene le difficoltà non manchino.
Un aiuto inatteso dal mondo del calcio
La comunità calcistica ha dimostrato solidarietà, con donazioni significative, tra cui una anonima di 50mila euro da parte di una figura nota del settore. Maura sottolinea quanto questo gesto generoso abbia colpito la famiglia, «anche se non ce lo aspettavamo del tutto, la persona è speciale».
Un consiglio che ha cambiato tutto
Il cambiamento è iniziato quasi per caso, durante una partita del figlio Gianfilippo. Matteo era sugli spalti quando Claudio Marchisio, ex centrocampista della Juventus, gli ha consigliato di farsi visitare. Grazie a questo consiglio, Matteo è stato messo in contatto col professor Sabatelli del centro Nemo di Roma, che ha formulato la diagnosi in tempi rapidissimi, senza necessità di esami approfonditi.
La diagnosi e la lotta contro il tempo
Quando Maura racconta di aver comunicato la diagnosi ai figli, sottolinea la franchezza usata: «Ho cercato di non usare troppi giri di parole». La Sla ha progredito velocemente; Matteo ora non muove le gambe e ha perso quasi completamente l’uso delle braccia. Affrontano con pragmatismo e speranza una battaglia che richiede un milione e mezzo di dollari per sviluppare una terapia su misura.
Una vita di impegno e amore
Nonostante le avversità, Maura rimane una presenza instancabile e pragmatica accanto a Matteo, il quale resta ottimista di natura. Le spese elevate e il tempo insufficiente sono ostacoli formidabili, ma l’amore per i figli e la ritrovata vicinanza con Marco offre un supporto emotivo vitale. «Una vita senza di lui non la immagino, proprio non ci riesco», conclude Maura, esprimendo il desiderio che l’inizio della malattia diventi anche il punto di partenza per una storia di resistenza e speranza.








