La bufera legale che potrebbe travolgere la FIFA è di quelle epocali. Una class action senza precedenti, con migliaia di giocatori pronti a far valere le proprie ragioni contro l’organo che governa il calcio mondiale. Al centro della disputa, i regolamenti sui trasferimenti, considerati in contrasto con le normative europee. Un terremoto che potrebbe provocare danni tanto economici quanto d’immagine per il colosso del calcio.
Le radici della disputa: il caso Diarra
Tutto ha avuto inizio nel 2014 con l’ormai noto caso Diarra. Il giocatore, Lassana Diarra, dopo aver sciolto unilateralmente il suo contratto con la Lokomotiv Mosca, si trovò ad affrontare una situazione intricata: la FIFA lo obbligò a pagare ben 10,5 milioni di euro di risarcimento e fu sospeso per 15 mesi. Ma non è finita qui: nel 2016, il francese non riuscì a registrarsi con lo Charleroi e portò la questione davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. La sentenza fu una svolta: i regolamenti FIFA sullo status e il trasferimento dei giocatori erano stati dichiarati in violazione del diritto dell’UE.
Le richieste dei giocatori
Forti di questa sentenza, circa 100mila giocatori, appartenenti a diverse federazioni calcistiche europee, hanno deciso di muovere una causa contro la FIFA. In palio ci sono risarcimenti multimilionari per gli introiti persi a causa di quanto ritenuto un’applicazione illegittima dei regolamenti sui trasferimenti. La lettera legale inviata alla FIFA punta il dito contro l’ingente danno subito dai giocatori nel corso degli anni.
Un consiglio d’inchiesta di peso
A guidare la battaglia legale c’è la fondazione Justice for Players, nel cui consiglio non figurano certo nomi di secondo piano. Tra questi, l’ex vice CT dell’Inghilterra, Franco Baldini, è uno dei protagonisti determinati a portare avanti la class action. La FIFA ha tempo fino a settembre per rispondere alla richiesta di risarcimenti da parte dei giocatori, pena l’avvio della causa legale.







