La protesta del calcio spagnolo dopo la decisione di giocare Villarreal-Barcellona a Miami: ecco cos’hanno fatto i giocatori

Il calcio spagnolo si ferma. Non in termini di calendario, ma nella figura dei propri protagonisti. Per 20 secondi dopo il fischio d’inizio, i giocatori sono rimasti immobili, piantati sul campo, per dire “no” allo spostamento di Villarreal-Barcellona a Miami, prevista per dicembre. È la risposta durissima dell’intero fronte dei calciatori de LaLiga alla scelta della lega spagnola, una decisione vissuta come rottura del patto emotivo tra squadre, tifosi e territorio.

La protesta del calcio spagnolo

La protesta è partita da Real Oviedo-Espanyol, anticipo di giornata, e verrà replicata su tutti i campi nel corso del weekend. È stata annunciata in modo congiunto dal sindacato spagnolo dei giocatori ed è sostenuta all’unanimità dai capitani del massimo campionato iberico. Un gesto semplice, riconoscibile, non violento ma politicamente dirompente: tenere il pallone fermo al centro e fissare il nulla dopo il fischio d’inizio, prima di tornare a giocare.

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La risposta delle emittenti televisive

La risposta delle emittenti non si è fatta attendere. Quando i 22 protagonisti di Oviedo ed Espanyol sono rimasti immobili, la regia televisiva ha spostato l’attenzione del pubblico a casa: inquadratura larga sullo stadio, ripresa aerea, niente close-up. Insomma, nessuna immagine della protesta in video. Una scelta che ha irritato i calciatori e ha reso ancora più evidente la frattura tra chi scende in campo e chi governa dall’alto. A salvare la memoria del gesto sono stati i tifosi sugli spalti, che hanno filmato e diffuso sui social.

La decisione di giocare a Miami

La UEFA ha concesso un via libera eccezionale per spostare la partira tra Villarreal e Barcellona a Miami, come già accaduto per Milan-Como che si giocherà invece in Australia. A differenza dell’Italia, però, dove il fronte calciatori non ha alzato barricate, in Spagna la reazione è stata collettiva e strutturata. Il messaggio al tavolo dei vertici è chiaro: non si tratta solo di 90 minuti in un altro continente, ma del senso stesso del campionato e di chi deve avere parola in queste decisioni.