A giudicare dal ritmo che sta assumendo la stagione, il campionato italiano sembra destinato a vivere una delle lotte al vertice più incandescenti degli ultimi anni. Napoli e Milan, differenti per indole e costruzione, stanno emergendo come due poli opposti della stessa ambizione: contendersi la vetta fino all’ultimo respiro. La vittoria per 3-1 sull’Atalanta ha rimesso in moto la macchina di Antonio Conte, capace di ricompattare un ambiente che solo pochi giorni fa sfiorava una vera e propria implosione interna dopo l’incidente sfiorato nello spogliatoio. Il Napoli ha risposto con ferocia agonistica, lucidità e un gioco razionale, riagganciandosi idealmente alle prime posizioni e ricordando a tutti che chi vuole vincere lo scudetto dovrà passare anche dal Maradona. Il Milan, dal canto suo, ha dato prova di una concretezza che negli ultimi anni non era mai stata così strutturata. Nel derby vinto per 1-0, i rossoneri hanno confermato che non sempre la squadra che produce di più è quella che porta a casa il bottino pieno.
L’Inter, infatti, continua a essere la formazione con il maggior numero di conclusioni, l’indice più alto di qualità delle occasioni create e la capacità costante di imporsi sul piano territoriale. Tuttavia, quando l’efficacia diventa un optional, il predominio sulle metriche non si traduce in punti. In questo quadro, il confronto fra Allegri e Conte sta diventando un punto di frattura per il dibattito calcistico nazionale. Entrambi allenatori abituati a vincere, entrambi interpreti di una filosofia in cui la priorità non è l’estetica del gioco ma la sua solidità, sono riusciti, nel bene e nel male, a riaccendere un duello agonistico che definisce lo spirito della Serie A. L’ultima giornata ha trasformato le loro idee in materiale da discussione, spaccando opinioni e generando una bufera che, negli ambienti europei, ha assunto proporzioni considerevoli.
La stampa tedesca attacca: “Il calcio di Allegri e Conte sta soffocando la Serie A”
Dalla Germania è arrivata però una lettura brutale, tagliente, che sta facendo discutere da ore. Secondo una lunga analisi pubblicata da uno dei principali quotidiani tedeschi (Süddeutsche), il campionato italiano sarebbe frenato proprio da quella corrente di pensiero rappresentata da Antonio Conte e Massimiliano Allegri. L’accusa è chiara: i due tecnici difenderebbero una forma di calcio che privilegia la distruzione del ritmo, la gestione ossessiva dei momenti e un’idea di controllo che passa anche attraverso la riduzione volontaria della fluidità del gioco. Il profilo simbolico di questa tendenza, secondo la stampa tedesca, sarebbe proprio Mike Maignan, considerato un portiere eccezionale ma “complice”, suo malgrado, di un approccio rallentato, esasperato da tempi morti e ripartenze diluite. L’esempio citato dai media esteri è il tempo impiegato dal francese per alcune rimesse, un gesto tecnico trasformato in arma tattica per ridurre ritmo e intensità: 50” per rimettere il pallone in gioco contro l’Inter. La critica si estende poi a un concetto più ampio.
Perché, si chiedono oltre le Alpi, la Serie A continua ad appoggiarsi su un calcio considerato “reattivo” e non su un modello che integri la stabilità difensiva con uno sviluppo propositivo, alla maniera di Bayern Monaco o, più in generale, dei grandi club europei? Per i tedeschi, il paradosso è questo, perché l’Inter, pur essendo la squadra con il miglior rendimento offensivo del campionato per qualità e quantità, ha perso gli scontri più importanti proprio contro due allenatori che fanno del pragmatismo la loro religione. La chiosa è un verdetto duro: finché la filosofia di Conte e Allegri continuerà a occupare così tanto spazio nella Serie A, un vero processo di rinascita sarà difficile. Addirittura, alcuni osservatori tedeschi spingono la critica oltre il limite sportivo, sostenendo che la Nazionale stia pagando la stessa impostazione tecnica trasmessa nelle accademie. Un’analisi forse estrema, sicuramente ficcante, che però accompagna perfettamente la temperatura di un campionato dove il dibattito sull’identità del calcio italiano sembra destinato a infiammarsi ancora.








